La Fortitudo torna da Treviso con un imprevisto onanismo bimane, riscoprendosi viva e vegeta almeno nello spirito, dando a quel concetto di less is more una interpretazione estrema: hanno giocato in 6, di fatto, in 6 hanno vinto, e si è smossa una classifica che, altrimenti, avrebbe portato la gente all'inevitabile apertura di un contratto con LNP Pass e quel che è. Niente è come sembra, diceva il Maestro, e allora sarà necessario per questi giorni fare un applauso a quelli che fecero l'impresa. Durham, malgrado le mani più quadrate mai attaccate ai polsi di un regista americano. Frazier, il primo USA azzeccato da un bel po'. Procida, che se aumentasse la continuità farebbe smettere di ridere quelli che ah, l'NBA project. Charalampopoulos, αίμα vero e proprio. O Benzing che, ok, se anche fosse meno svampito dietro.. O Groselle, per cui comunque ci si deve accontentare di un 10+6, non dimenticando che avrebbe dovuto giocare l'altroieri sera, in casa, contro Ulm (avrebbe perso, comunque). E magari pure Borra, che non è colpa sua se si trova ad essere il primo cambio, anzi l'unico, dei lunghi.

Che Martino si porti a casa da questa partita non solo la vittoria, ma l'idea che Frazier e Procida devono essere riproposti e responsabilizzati, dato che assieme posso fare bene e completarsi sapendo che è dalla loro versatilità e imprevedibilità deve passare la speranza di salvarsi. Poi vedere cosa recuperare, in una realtà che ieri non ha sentito tanto la mancanza di Feldeine e Aradori - se non nell'ovvio concetto dell'allungare le rotazioni - ma quella di un cambio per Durham e, soprattutto, la mancanza di reali alternative nel reparto lunghi. E ora che derby sia, arrivandoci da malati, questo sì, ma non certo da defunti come poteva essere. Forse sì, in meno si gioca meglio, pur ricordando che dipende anche da chi sono, quei meno: quelli di ieri sono stati promossi.

Più su - Il triplone da casa sua di Frazier che si è preso in mano la squadra e, con le dovute limitazioni, deve tenersela. I balzi di Procida, e soprattutto lo spirito di Charalampopoulos: non sarà un 3, non sarà in 4, ma gli attributi di giocare con una fontana di sangue che usciva dalla spalla, ecco, gli andrà riconosciuta.

Spalle al muro - Borra ha giocato come Cenerentola a mezzanotte e un minuto, e non è infierire il far presente che se a 31 anni aveva giocato in serie A lo stesso numero di azioni dello scrivente forse ragioni ce ne erano. Poi è vero che in altre occasioni aveva fatto bene, ma è chiaro che si cammina sul ghiaccio sottile.

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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