Alfredo Cazzola - il presidente più vincente della storia della Virtus - è stato sentito da Stadio, Carlino e Corriere di Bologna.
Riportiamo l'intervista di Luca Aquino sul Corriere, in cui Cazzola, tra le altre cose, smentisce le voci su un suo possibile nuovo impegno in bianconero.

Ha visto la partita di Reggio Emilia? «Un po' si è un po' no, fra impegni di lavoro e la tensione».

Nei titoli di coda di questa stagione c'è la retrocessione. «Un evento tristissimo. Quest'anno è arrivata la tempesta perfetta, sono venute meno tutte le componenti che servono a far girare una macchina sensibile come è una squadra sportiva: la gestione societaria, quella tecnica e la qualità dei giocatori in campo. L'unica componente che ha funzionato è stata quella dei tifosi».

La retrocessione è anche il fallimento definitivo del sistema della Fondazione, con tanti soci e l'assenza di una guida forte? «Nella storia della Virtus sono stato il primo proprietario responsabile su tutta linea, finanziaria e gestionale. Porelli era sostenuto da un gruppo di imprenditori ed entrambi i sistemi hanno funzionato. Non è necessario un uomo solo, ci può anche essere un pool ma il comando deve essere ben definito. I soci della Fondazione avrebbero dovuto esprimere un responsabile assoluto che andava sostenuto con programmi specifici e chiari».

Come mai nell'imprenditoria bolognese non si trova una figura che possa trascinare la Virtus fuori dalla mediocrità? «Nella nostra città ci sono 15 aziende che hanno un fatturato fra 1 e 20 miliardi. Trovo inconcepibile che non si trovi un imprenditore o un piccolo gruppo che, all'interno dei propri bilanci, come ho fatto io per 10 anni portando la Virtus stabilmente fra le prime tre d'Europa, sia disposto a rilevare una società come questa. Possibile che non ci sia un altro Alfredo Cazzola o Giorgio Seràgnoli disponibile a rimboccarsi le maniche e rilanciare un prodotto che dava lustro e soddisfazione?».

Fra le voci che circolano a Bologna ce n'è anche una che riguarda un suo possibile rientro da proprietario della Virtus. Cosa c'è di vero? «Una cosa che non rientra nella realtà dei fatti. Per il mio carattere è anche un dispiacere vedere questa profonda divisione nel basket della nostra città. Alla tristezza per la retrocessione, l'altra sera si è aggiunta quella di sapere che a Bologna c'erano anche persone che brindavano ed erano felici. È il lato del basket della nostra città che non mi piace».

Negli anni scorsi, con Villalta, l'avevamo vista spesso al palasport. Quest'anno mai. Questione solo di impegni di lavoro? «Mettere Villalta nelle condizioni di dimettersi è stata una vera stupidaggine. Non se n'è colto il motivo, poi ci sono state le dimissioni del direttore sportivo che è però stato riammesso. Il tutto è sfociato in un allenatore che, alla vigilia della partita più importante dell'anno, ha sparato a zero. La punta di un iceberg che ha portato al disastro».

(foto Benvenuti - Corriere di Bologna)

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