Gianluca Basile è stato intervistato da Alessandro Gallo sul Resto del Carlino.
Un estratto delle sue parole sul ritorno di Jasmin Repesa alla Fortitudo.

Beh, credo che la Fortitudo ci fosse arrivata molto vicino un anno fa. Diciamo che può essere l'uomo giusto al posto giusto. Con una precisazione, però.
Vorrei spendere almeno due parole per Dalmonte. Luca ha incarnato alla perfezione il simbolo della fortitudinità. E' arrivato a meta stagione quando l'Aquila sembrava condannata alla retrocessione. Lui ha cambiato volto alla squadra, ha dato la scossa. Non credo si possa parlare di esonero, perché il contratto andava ridiscusso. Ma vorrei fossero riconosciuti i meriti di Dalmonte. E il suo spirito Fortitudo.
Quale peso ha avuto Repesa nel Basile giocatore? Partiamo da un presupposto: ho assorbito qualcosa da tutti i
tecnici che mi hanno allenato. Repesa, però, resta speciale. Mi ha insegnato il ruolo da leader, mi ha spiegato come stare sul parquet. Mi diceva che dovevo essere l'allenatore in campo, comunicando al gruppo le sue richieste. La tecnica e la tattica te la spiegano tutti. Questi aspetti, invece, li ho affrontati
solo con Repesa.
Anche i tiri ignoranti? No, i tiri ignoranti, almeno i miei, erano un marchio di fabbrica. Qualcosa che mi sentivo dentro. E che in partita esplodeva.
Fortitudo rilanciata? Sulla carta sì. Già un anno fa pensavo che la Fortitudo fosse ben costruita. I pezzi della squadra erano forti. Solo che lo sport non è matematica. Serve l'intesa, l'amalgama. E quella che, sulla carta, poteva sembrare una signora squadra, è naufragata. Nemmeno Sacchetti è venuto a capo del problema. Per questo dico e ripeto che Dalmonte ha fatto un gran lavoro.
Repesa in palestra era così duro? Diciamo che era esigente. Se vuoi raggiungere dei risultati devi essere rigoroso. Poi, magari, invecchiando, si è un po' addolcito. Mi dicono che anche uno come Ivanovic, negli anni, si sia ammorbidito.

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