NDOJA: 23 ANNI FA HO INIZIATO A GIOCARE, E FARLO PER LA VIRTUS DAVANTI A UN PUBBLICO COSI' CHIUDE IL CERCHIO
Klaudio Ndoja è stato intervistato da Luca Muleo su Stadio.
Ecco un estratto delle sue parole.
Ci serviva una vittoria così, dopo tante partite dominate e perse. A Trento, con tutto il rispetto, l'abbiamo buttata via noi, ma le sconfitte servono, è arrivata la miglior risposta.
A che punto è la Virtus? Al 70-75%. Assemblare il gruppo con Gentile fuori, Aradori arrivato dopo gli Europei, non è stato facile.
Cosa manca? Il vissuto ovviamente. Perciò è normale che non ci vengano a volte cose facili, e non ci sia ancora continuità per quaranta minuti.
Che squadra è la Virtus. Tosta. Che deve andare a giocarsela con tutti senza paura. È nel dna di queste persone e di questa società.
Sull'integrazione fra gruppo vecchio e nuovo? Ci aiuta il fatto di conoscerci. Con Pietro abbiamo giocato 3 anni insieme nelle giovanili. Alessandro lo conoscevo fuori dal campo e poi ha trovato Stefano. I due americani sono due di San Diego e due di Houston, la differenza la fa la qualità umana delle persone. Mai visto costruire squadre così fortunate da questo punto di vista.
Sabato si gioca a Pesaro. Mi hanno fatto un'impressione incredibile, hanno segnato 102 punti a Reggio. E contro Brescia l'hanno buttata via loro. Ma noi dobbiamo vincere.
Sul fatto che la società sta cercando un "quattro". Io devo pensare solo a essere sereno e fare il mio lavoro. Se arriva un altro giocatore più o meno forte di me si vedrà, ora siamo in 10 veri e facciamo il massimo. Ben venga qualcuno che ci aiuti a vincere, sennò sappiamo di essere comunque competitivi. Sia mo professionisti, viviamo di questo. Le decisioni bisogna accettarle e continuare a giocare nello stesso modo, per vincere.
La foto postata sui social: il viaggio in mare e un tiro davanti al muro dei tifosi bianconeri. E' il sogno che avevo da bambino. Perché 23 anni fa ho iniziato a giocare, e farlo per la Virtus, in quintetto davanti a un pubblico così, chiude un po' il cerchio.