Alla fine, la Bologna biancoblu festeggia, e la verità è che
tutti sapevano, di quell'anniversario, ma che nessuno ne voleva
scrivere, per quel puro e semplice sentimento umano che è la
scaramanzia. Alla fine, però, il 16 giugno 2010 va a terminare - pur con
le dovute proporzioni della differenza di categoria e, soprattutto, con
la non certezza del domani - così come fece il 2005, con una partita
buttata via e poi recuperata, più con del sanissimo
culo che altro. Quasi che Nostra Amica Chiappa
volesse in qualche modo risarcire di tante altre cose, ecco. Ed è
sintomatico che ad essere baciato dalla fortuna sia Matteo Malaventura,
il cui nome entrerà nella storia della F così come quella del Serpentaro
o di altri eroi dell'ultima curva: porta sfiga, dicevano, come a voler
ricordare che cognomen omen. Di certo non ha colpe
riguardo a quello che capita fuori dal campo, perchè sul parquet, lui,
la sua partita l'ha vinta eccome.

Alla fine, la Bologna biancoblu festeggia, nonostante i
diplomatici vaffanculo del coach avversario Di
Lorenzo, forse non esattamente capace di distinguere il fatto sportivo
da altre cose: ha fatto benissimo Muro ad arrampicarsi sul canestro e
festeggiare, e le dichiarazioni dell'allenatore sconfitto fanno capire
tante cose. Era stata - giustamente - criticata la Fossa quando nel 2002
non permise a Treviso di festeggiare uno scudetto al Paladozza: entrare
nell'ottica per cui di sport si tratta, e non di battaglie razziali, è
anche una piccola grande prova di maturità. C'è chi ce l'ha e chi non,
tutto qua: ce l'ha Farioli, andato alla fine a complimentarsi con i
rivali, lui che tanto ha vinto altrove. Non ce l'ha Lestini, ancora una
volta interessato più a beccare i tifosi bolognesi che a vedere la
partita: eppure, lo stile Virtus - dato che da lì nasce l'attrito -
dovrebbe essere tutta un'altra cosa, e l'Avvocatone Porelli non sarebbe
poi tanto contento, di 'sta roba.

Alla fine, la Bologna biancoblu festeggia, nonostante tutti
sappiano che vedere la Fortitudo in Legadue, fra qualche mese, è tutto
da dimostrare. Perchè quest'anno il campo è stato l'unica cosa che ha
fatto bene, dato che attorno si è parlato solo di altro: stipendi, lodi,
mutuo, varie ed eventuali. Nessuno ha il sacco in testa, ma i
festeggiamenti con l'asterisco sono difficili da gestire, ed è giusto
quindi che ieri, negli spogliatoi bolognesi, si siano mischiate le
lacrime ai vapori delle docce. E' la vittoria di un gruppo che ha saputo
far quadrato contro le difficoltà, cosa che non riuscì a quelli dello
scorso anno: vedere Huertas dominare la finale ACB, dopo aver fatto
rimpiangere Piazza dodici mesi addietro, spiega molto. E' la vittoria di
Alex Finelli, mister Saratoga per come ha saputo siliconare - in senso
di sigillo, dato che le tette ancora non le ha - lo spogliatoio da
quello che capita al di fuori. Ed è la vittoria di chi ha scelto la
Fortitudo, sapendo che non da un canestro dipendeva il futuro, ma che
non ha saputo allontanarsi dai colori del cuore. Tanto che, nelle ultime
curve, anche qualche dissidente non ha saputo esimersi dall'esaltarsi.

Alla fine, la Bologna biancoblu festeggia, nonostante di A
Dilettanti si trattasse. Ma anche i meno avvezzi alla categoria, messo
il naso nella serie, si sarà accorto che il pathos - e anche certe
prodezze tecniche - non sono da meno rispetto a quel che capita in serie
A: la sfida Lamma-Forray non sarà come McIntyre-Finley, e il gol di
Malaventura non verrà salutato come l'ennesima prodezza di Sato, ma come
intensità, siamo 6-0 6-0. Se lo ricordi, chi infila stranieri di ogni
genere nelle proprie squadre. I tifosi Fortitudo si sono innamorati di
gente che fino a un anno fa nemmeno sapeva esistesse, o che marciva in
panchina: simbolo è Francesco Quaglia, sbertucciato per le sonnolenze in
campo per tanti mesi, e di colpo svegliatosi - saranno state le
vuvuzelas? - all'ultimo momento. Quello buono.

Alla fine, la Bologna biancoblu festeggia, nonostante da oggi
sia tutto in ballo. Forse, il gol di Malaventura risulterà mille volte
più facile rispetto al mettere a posto i conti e tutto quello che
succederà nei prossimi giorni. Ma chi volesse prendere Gil Sacrati e
metterlo da parte, anche a costo di qualche esborso economico, si vada a
rivedere gara 4 e gara 5 di finale, e l'amore che questo marchio,
malandato e declassato, riesce ancora a muovere. La Fortitudo cerca
qualcuno che voglia investire su di lei: ricambio assicurato.

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