Virtus-Trieste, il dopopartita
Dalle stelle alle stalle in 72 ore. E così la Virtus, dopo la vittoria di Vitoria, è caduta inaspettatamente in casa contro Trieste. La Segafredo Arena resta campo tabu, con tre sconfitte in altrettante partite. Sicuramente le assenze (Shengelia e Belinelli) hanno pesato, ma chi ha giocato al loro posto non ha fatto molto per guadagnarsi spazio, mentre in casa friulana chi ha giocato al posto di Brown e dell’espulso Valentine è stato importante. In più, la Segafredo si è riscoperta spuntata dall’arco, con un 6/20. Colbey Ross - mattatore della partita - da solo di triple ne ha messe cinque.
La contemporanea sconfitta di Milano a Varese, e l’Olimpia che a oggi sarebbe fuori dalla Final Eight, deve però aprire una riflessione più ampia. L’Eurolega è una competizione massacrante, e porta via davvero tante energie. E così spesso - anche senza doppi turni - ci si trova alla domenica svuotati, soprattutto con un paio di assenze. La Virtus però ha un roster decisamente corto: i quindici giocatori di inizio stagione sono diventati quattordici, dopo la rescissione unilaterale con Cacok. Alcuni di questi giocano nulla, o pochissimo. E quando giocano non fanno molto per meritarsi più spazio. Questo accadeva con Banchi, accade con Ivanovic. In sostanza, il coach montenegrino potrà dare una diversa mentalità alla squadra, ma non può aggiungere qualità e profondità a un roster che ne avrebbe bisogno considerato il doppio impegno. Pertanto, la conclusione è sempre quella: proprietà permettendo, bisognerebbe intervenire sul mercato, dando margine di manovra a Ivanovic.