Il tremar di un primo quarto figlio di paure e chissà cosa, come se la testa fosse ancora a Verona. Poi il riscatto, attenzioni, le capacità di trovare uomini giusti al momento giusto: manca Roberts, manca ancora la garanzia di sapere cosa chiederlo e a chi, ma la Fortitudo esce dalla seconda casalinga consecutiva con l’uno in schedina. E magari non è poco, vista la situazione generale. Poi magari del resto se ne riparlerà, ma contro una Ravenna che non ha avuto alcun timore reverenziale è cosa buona che i Boniciolli’s si siano ritrovati. Il resto si vedrà.

Iniziando con la vexata quaestio dell’inno nazionale (stavolta è partito, ma non certo nel silenzio del palasport), Bologna parte con quintettone – Raucci da 2 e Mancinelli da 3 – e con atroci problemi, sia davanti che dietro. Davanti, basta un po’ di zona bulgaromagnola ad annebbiare idee, portando tutti i biancoblu ad agire con insensata frenesia. Dietro, basta andare in area dove Knox è in versione Telepass, e apre spazi a troppa, troppa gente. Così, restando con Italiano ad unico improvvisato go-to-guy, e a non avere dietro alternative ad un pressing di metà campo facilmente superato, Ravenna gongola volando fino al 27-15, prima che Mancinelli, al gong, metta una tripla più o meno dallo studio di registrazione della compagna per fare 29-21 Ravenna al 10’.

Costretta dagli eventi a metterla già sull’ormone e sui quintetti anomali (lo stesso Mancinelli, che prima di una brevissima scavigliata si trova anche in posizione di centro), Bologna riesce se non altro a frenare le infiltrazioni difensive, scoprendo che Ravenna, se deve ragionare, tituba. Così, perse certezze da un lato e ritrovatele dall’altro, la Fortitudo rosicchia, impatta (39-39), supera con l’ennesima tripla di Campogrande, spreca un po’ nelle ultime battute e chiude sotto, al 20’, 43-42.

Esuberanze tardoadolescenziali di Italiano costano alla Effe il -8, ma l’aria è più serena, le caselle sono meno sconnesse di quanto non lo fossero nel primo quarto, e il tutto viene risistemato in poche battute. Con migliori rotazioni dietro, e trovando in Montano l’uomo infuocato a cui chiedere da accendere. Si fa 60-55, ma non è ancora tempo di udir gli augelli far festa: Ravenna tiene botta, 60 pari al 30’.

Si sgomma di qua, si sgomma di là, ma di partire nessuno ne ha davvero la forza. Estemporaneità, ma con la Fortitudo che trova in pochi secondi, attorno al -3’, la fiammata di due recuperi che permettono di arrivare sul rettilineo finale con 5 punti di vantaggio. Ravenna a questo punto non ne ha più, Mancinelli spara l’80-74, e il finale è, per fortuna, molto più soffice di quanto non lo fosse stato l’inizio.



(Photo by Fabio Pozzati / Iguana Press / Fortitudo Pallacanestro Bologna)

CON COOP ALLEANZA 3.0 IL MINIBASKET TORNA ALLA UNIPOL ARENA
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE