FLATS SERVICE BOLOGNA - ASSIGECO PIACENZA 76-84
Riuscire a far diventare uno sfacelo una partita iniziata con così tanta facilità da pensare fosse finita già dopo 5’. La Fortitudo oggi è questa, con l’alibi fortissimo di una squadra dove non ce n’è uno che sappia portare un po’ la palla, ma anche con così tanta pochezza mentale da non potersi sempre nascondere dietro all’alibi, comunque grande come un elefante, delle assenze. Così Piacenza giochicchia, e quando si accorge che con un po’ di pressing la Fortitudo non ha nessuno a cui appoggiarsi recupera in un amen, e nel supplementare vince senza nemmeno far fatica. Vabbè.
Si parte con Fossa ancora silente, ma squadra che canta senza problemi, anzi: il triangolo non piacerà a Renato Zero ma è lussurioso per Fantinelli-Italiano-Candussi, che tra regia e produzione fanno 18-3 in un amen con successiva massimo vantaggio sul 24-7. Piacenza si ricorda poi che non è proprio uno scrimmage, qualcosa lo rosicchia, 25-16 al 10’.
Sempre con almeno un bambino in campo (Niang prima, Bonfiglioli poi), la Fortitudo non ha bisogno di particolari sgommate per tenere ben salde le mani sulla partita, con Piacenza che non sarà più vacanziera nemmeno in modalità fortemente lavorativa. Elastico tra i 10 e i 15, Italiano e Fantinelli sempre sugli scudi, velocità di crociera senza alcun iceberg in giro, 44-29 al 20’.
Poi basta un po’ di pressing esterno – può succedere, se l’unico con un po’ di palleggio è Fantinelli - , due rientri pigri e un po’ di nervosismo imperante (doppio tecnico, panca prima e Fantinelli poi) e di colpo la domenica si allupa, con Piacenza a fare 18-0 in 3’ e, clamorosamente, a portarsi in vantaggio. Dalmonte riesce a fermare il disastro ma deve andare con quelli che ci sono, a quintetti dove Italiano di fatto gioca da guardia, perché altro non si trova. Equilibrio, 57 pari al 30’.
Equilibrio che rimane precario anche dopo, con Bologna che in attacco fatica a trovar trame decenti – Vasl è già tanto se infila due passaggi di fila senza una persa – e Piacenza che ha forse più paura di quanta non ne servirebbe per fare davvero la voce grossa, non sapendo bene dove andare nei momenti topici. Candussi rimane immarcabile e schiaccia il +1 a 54”, Sabatini al secondo possesso fa tripla dopo, Cucci (dopo battibecco con un arbitro) impatta dalla lunetta a 21”, Piacenza nemmeno riesce a far rimessa, Italiano fa cross da 3 e l’Ave Maria finale piacentina finisce, da 20 metri, sul ferro. 72 pari e Pappalardo a gridar che si ricomincia.
Con anche Fantinelli temporaneamente fuori per un guaio muscolare superar la metà campo diventa una impresa, e Sabatini è troppo caldo per non sfruttare, fare altre due triple e +6 esterno. Piacenza potrebbe gestire le cose con facilità ma ha più fretta di quanta non ne necessiti, eppure la Fortitudo rimane un pianto, là davanti, con anche le cose più semplici che diventano impossibili. Si è costretti a tirare da 8 metri senza ritmo ed è normale che sia una sciagura continua. Persa anche questa, avanti pure: fischi alla fine, quasi più per inerzia che per convinzione prima che Cucci chiuda la partita andando a litigare con la Fossa, pesantemente. Avanti coi carri.
(Foto Mauro Donati)