Fortitudo-Treviglio, la serie tra gara uno e gara due
Alla fine, in sala stampa, erano tutti scontenti, o quasi. Valli, ad evidenziare l'atonicità della sua Treviglio, incapace di distinguere tra regular e playoff. Caja, che dopo aver raccontato del bicchiere mezzo pieno ha poi lanciato strali contro la solita panchina (verrebbe da dire Panni e Conti, che si sono presi durissime lavate di capo e pini punitivi per errori nel garbage time) spiegando perchè, anche sul più tanto, preferisce far rientrare i titolari. Un mese fa Alibegovic aveva consigliato di avere un po' di pazienza perchè i giocatori sono umani: evidentemente, il coach la pensa in un altro modo, ed è lana caprina valutare chi abbia ragione e chi no. Intanto è stata vinta gara 1 senza mai davvero rischiare un attimo, in un quarto di finale dove il fattore campo è saltato solo a Verona e Torino. Onestamente, per la Fortitudo, meglio non poteva andare.
Ieri, al Paladozza, non c'è stata gara, tanto che l'unica cosa ad essere davvero mancata è stata l'atmosfera playoff, ma nessuno si è lamentato: quando Ogden e Fantinelli hanno alzato i ritmi non ce n'è stata più per nessuno, e quindi giusto festeggiare sapendo una cosa. Che è la più banale possibile, ma che non va mai dimenticata. Ovvero, che domani si parte dallo zero a zero sul tabellone, e che quanto successo ieri, si fosse vinto di 47 o di 1 con gol di Zoff, è già passato, archivio, punto. Se ne devono vincere tre per passare il turno, e avere vinto la prima non significa avere una opzione per la seconda. Non ci vuole la scala per arrivarci, ma i playoff sono così.
Just like heaven - Treviglio ha limiti fisici più che tecnici su cui si può provare a lavorare, anche se l'esperienza lombarda non va sottovalutata. Ed è stato un bene, al netto dei malumori finali, che il sol(it)o Bolpin sia stato l'unico a superare quota 30 nel minutaggio. Le lasagne nel dopopartita, gioia per il palato dei giornalai. E, ovviamente, il ricordo del Serpentaro.
Disintegration - Sperando che tutto venga resettato - ma gli alti e bassi nei rapporti tra staff tecnico e panchina sono ormai canonici - si potrebbe dire praticamente nulla.