CAJA, "NESSUNO AL VIA CI DAVA COSI' IN ALTO. ARADORI? FORSE ERA CRITICATO DALLE SUE PRESUNTE VITTIME, A ME BASTA CHE FACCIA IL SUO LAVORO"
Attilio Caja è stato sentito da Walter Fuochi per Repubblica. Un estratto dell’intervista.
“Stefano Tedeschi mi contatta ai primi di luglio, ma chiude l’acquisto della società solo a fine mese. Ci muoviamo dal 15 su un mercato che funziona al contrario di quello di A1. Là, sei stranieri, c’è tempo. Qui, otto italiani, ce n’è pochissimo. Un “mercato di reazione”, direbbe Mourinho. Pochi pezzi, quelli buoni già sistemati. Bolpin è la mia prima scelta, o lui o Imbrò, ce la facciamo. Poi gli americani, più facili. E la panchina. Che manca di vissuto, ma se la domenica giochiamo così è perché in settimana ci rende certi allenamenti più duri di qualche gara di campionato. Ci lavoreremo, ma oggi mi basta che faccia degli 0-0, cioè di lì si salga sul +15 e si esca sul +13. E la vinca il quintetto. Il migliore dell’A2? Oggi il campo dice questo e sono contento per ragazzi che si fanno il mazzo. Non lo dirà sempre, ma nessuno al via ci dava così in alto.
Aradori? Che Aradori avesse ammazzato qualcuno lo dicevano forse le presunte vittime, e agli alibi io non do ascolto. O lo dicevano altri da fuori, e su queste dinamiche basta chiedere ad Aradori che faccia il suo lavoro di eccellente giocatore, e va bene così. Come lui Fantinelli, che è un giocatore di A1,quando spinge, e per indole talvolta frena e allora va stimolato. Sono lì apposta.
Rinforzi? Oggi non chiedo, mi è stato esposto un programma, lo rispetto. A febbraio-marzo vedremo come saranno cresciuti i miei e dove saranno le altre squadre, ribadendo che il mercato di A2 offre poco e quest’anno, con le nuove regole, anche meno. La proprietà mi ha chiesto di prendere le misure per provarci semmai la prossima. Qui siamo, qui andiamo.
Non pronti per la A1? Scherziamo? I freni non esistono, io tiro al massimo. E non ho poi mai sentito che è un problema vincere, e non perdere. Per nessuno, alla vigilia, eravamo da corsa. Siamo sopra il pari, se qualcuno di chi ha più figurine di noi sarà sotto, andremo a vedere.
Sono troppo duro? Nessuno ha mai chiamato il Telefono Azzurro, non ho stroncato carriere di Farfalle, avrò alzato la voce, ma le mani mai. So di non avere forme da monsignor Della Casa, ma dico come Montanelli: chi ha carattere ha un brutto carattere. Poi è vero, l’ho pagato.
A Varese avevo fatto quattro campionati con ottimi risultati, in estate mi fecero un triennale e in autunno mi cacciarono. Avevo lo stesso carattere di prima, ma qualcuno andò a piangere in sede. Sono pagato per portar risultati, li ho portati. Chiamato per salvare squadre ultime, le ho sempre salvate. E non è vero che so fare solo pronto soccorso, perché con squadre avute dall’inizio, come Varese e Reggio, ho fatto i playoff. M’han richiamato a Roma, Milano, Cremona, Varese: non l’avevano visto il carattere? Ma vale il sentito dire e sì, coi giocatori, sono esigente. Perché se uno vale 8 e performa da 6.5 va bene lo stesso, finché però non scende al 5, e allora mi sente. Ma ho avuto più spesso giocatori da 6, e lì non c’è margine d’errore, così li tengo sul filo e intervengo. Poi ci sono quelli che con me hanno raddoppiato o triplicato lo stipendio. Se sono uomini, o campioni, ancora mi ringraziano”
(foto Fortitudo 103 - Schicchi)