A.J. GUYTON, "LA FORTITUDO ERA DIVERTIMENTO, LA VIRTUS UN LAVORO"
Proponiamo una bella intervista di Domenico Bonacorsi di Bolaround a A.J. Guyton, ex di entrambe le squadre bolognesi.
Sei arrivato a Bologna a metà stagione. La tua prima esperienza italiana a Bologna è stata nel 2003 in Fortitudo per poi ritornare nel 2004. Raccontaci il tuo primo approccio al campionato italiano e come mai non sei rimasto in Fortitudo e prima di tornarci sei passato dall’Hapoel Tel Aviv?“Mi ci è voluto un po’ per adattarmi alla vita in Europa. La mia prima volta a Bologna è arrivata dopo il mio periodo in NBA e sono stato viziato. Quando sono arrivato la situazione di vita era diversa, il cibo era diverso e lo stile di gioco era diverso. Fortunatamente per me il GM e l’allenatore in quel momento avevano molta pazienza e mi hanno permesso di adeguarmi. Ho deciso di andare a prendere più soldi a Tel Aviv, che si è rivelata la decisione sbagliata. Israele è un posto fantastico per giocare a basket e vivere, ma la situazione della squadra non era la migliore per me. Ho chiesto di uscire dal mio contratto e mi è stato chiesto di tornare in Fortitudo un paio di settimane più tardi. Guardando indietro è stato un errore e sarei dovuto stare a Bologna. Negli sport professionali si tratta di soldi, non c’è lealtà quindi ho scelto i soldi per la mia famiglia.”
Il tuo rapporto con la città e i tifosi? Qualche aneddoto sulla tua esperienza a Bologna?“All’inizio ai fan non piacevo. Ho giocato bene le prime 2 partite in trasferta e poi non ho giocato bene per alcune partite seguenti. Mi stavano pagando un sacco di soldi e non stavo producendo. È un adattamento difficile per qualsiasi americano. Non ero l’opzione numero uno. Ci è voluto un po’ per adattarsi allo stile di gioco e al modo di vivere: in quel periodo permettevano alle persone di fumare in palestra. Ho avuto anche difficoltà ad adattarmi a questo.
La prima volta a Bologna è stata difficile socialmente parlando: rimanevo in camera e mangiavo spesso molta pizza. Venendo dall’NBA tutto era diverso. Ho avuto difficoltà ad adattarmi velocemente ma, una volta fatto, ho iniziato a giocare meglio e ho accettato dove ero disputando grandi partite.”
Differenze che hai vissuto tra Fortitudo e Virtus?
“In Virtus era un lavoro, in Fortitudo era divertimento. Non penso che la Virtus abbia apprezzato i giocatori come ha fatto la Fortitudo. L’energia nella palestra della Fortitudo era elettrica: sembrava un’atmosfera da College basket come negli States. Entrambe le organizzazioni mantennero la parola data e pagarono, ma in Fortitudo mi sono sentito come in una famiglia.”
Hai raggiunto sia finale Scudetto che di Eurolega con la Fortitudo, cosa ricordi di quei giorni e quella squadra poteva vincere il trofeo più importante?
“All’epoca non sapevo quanto fossi fortunato a giocare per un top club, giocare a Bologna e giocare nella Final Four dell’Eurolega. Ricordo bene l’energia dei tifosi e quanto fosse divertente competere per entrambe le squadre. Skipper era a un livello più alto, la competizione era elevata a ritmi altissimi. C’era molto talento in Fortitudo. Ho giocato con Delfino, Basile, Smodis, Mancinelli, Bellinelli, Vujanic, Mottola, Lubos Barton, Haris Mujezenovic e molti altri. È stata la squadra con il talento più grande che ho visto in una squadra così giovane. C’erano squadre con più esperienza ma questa aveva un sacco di talento. Ho giocato in 2 finali italiane, ho raggiunto le Top 16 e la finale di Eurolega. È stata un’esperienza fantastica.”
Il tuo rapporto con i compagni di squadra?
“Ho sviluppato ottimi rapporti con i miei compagni di squadra. E’ strano come Mancinelli e Bellinelli fossero così entusiasti di giocare con me e Marco abbia avuto una carriera migliore in NBA di me. Posso ancora ricordare che mi facevano domande sugli Usa e sulla NBA. E’ stata una squadra divertente ed è stato un momento divertente per giocare in Italia. Sono ancora in contatto con Haris Mujezenovic, Hanno Mottola e Lubos Barton. Abbiamo parlato spesso e parliamo positivamente della nostra esperienza a Bologna. Mi piacerebbe tornare e incontrare Basile: era tranquillo e non parlava molto perché il suo inglese non era eccezionale e nemmeno il mio italiano, ma sentivo che avevamo rispetto l’uno per l’altro. Ricordo anche quanto fossero fantastici il direttore generale e il proprietario del team.”
Hai giocato per entrambe le squadre di Bologna ma non hai mai giocato il derby. Avresti voluto giocarlo? Se si con quale canotta?“Avrei rappresentato la Fortitudo se avessi avuto una scelta. La Virtus era un squadra divertente dove giocare ma non era paragonabile alla Fortitudo perché la mia esperienza in bianconero fu in serie A2. La Virtus voleva che li aiutassimo a tornare in serie A, c’era un feeling diverso.
C’era molta più energia al Paladozza quando giocavo per la Fortitudo, era un livello molto più alto.”
Hai vinto i playoff di A2 con la Virtus conquistando la promozione. Cosa ricordi di quell’anno?“C’era molta pressione per vincere i playoff. Un’altra squadra aveva vinto la stagione regolare (Capo d’Orlando) ottenendo la promozione diretta, quindi noi abbiamo dovuto vincere i playoff per essere promossi. Onestamente non mi importava molto perché abbiamo scoperto che non ci avrebbero firmato nuovamente anche in caso di promozione. Gli americani di quella squadra non ottennero alcun apprezzamento da parte della Virtus per averli aiutati a tornare in serie A. Un paio di squadre prima di noi avevano fallito. Corey Brewer, Bennet Davision e io ci siamo riusciti. Ricordo ancora il layup vincente di Corey e fu una giocata fantastica. Era il mio primo campionato europeo vinto ed ero orgoglioso anche se era una serie A2. Ne’ io ne’ Corey fummo confermati, non mi sono mai sentito legato alla squadra.”
Segui ancora la Fortitudo e la Virtus e il basket italiano?“Cerco di stare al passo con la pallacanestro italiana, ma non li seguo da vicino a causa del mio lavoro di coaching. Vorrei invitare tutti i miei fan a Bologna a seguirmi su Twitter (@ajguyton), su Instagram (@ajguyton25) o sulla mia fan page di Facebook (A.J. Guyton).
Chi è ora AJ Guyton? Cosa fa nella vita? Tornerebbe in Italia sotto un’altra veste?
“Mi sono ritirato dalla pallacanestro nel 2012 e ho iniziato ad allenare. Alleno l’high school, il college junior e il basket semi professionistico. L’anno scorso ero un assistente allenatore della D-League e quest’anno sono un assistente alla Northwestern University nella Big Ten della NCAA. Ho giocato nella Big Ten a Indiana, quindi questo lavoro è per me come un sogno che diventa realtà. Considererei assolutamente un ruolo di allenatore in Italia casomai fossi cercato. Amo Bologna, la gente e il cibo. Il mio posto preferito era Corte Maltese e il mio ristorante preferito era Spaghetti Notte (Faenza). Porterò la mia famiglia in visita a Bologna qualche volta quest’estate. Ho una figlia di 11 anni che ho avuto con Adriana Moises Pinto, che ha giocato per molti anni a Faenza (vincitrice Coppa Italia 2008 e soprannominata “Imperatrice”). Ho incontrato Adriana mentre giocavo a Bologna. L’esperienza italiana ha dato alla luce mia figlia in questo mondo e per questo sarò eternamente grato alla città di Bologna e in particolare alla Fortitudo. Abbiamo passato degli anni fantastici e tutto questo mi manca!
Un pezzo del mio cuore è a Bologna.”