Saliou Niang è stato sentito da Damiano Montanari per Stadio. Un estratto dell'intervista.

"Sono arrivato in Fortitudo che avevo 14 anni, per me era tutto nuovo, la foresteria, la scuola, i miei nuovi compagni, mi accolsero tutti molte bene, in particolare Giorgio Manna che è stato ed è per me una persona fondamentale.
Nel 2020 al primo allenamento di contatto stavo correndo per tornare in difesa, ricordo che ero indietro e saltai per stoppare Gherardo Sabatini, ma ricadendo appoggiai il mio piede sopra il suo.Dopo cinque secondi era gonfia come un melone. Mi hanno messo il ghiaccio, poi la corsa in ambulanza al Pronto Soccorso di Lizzano. Sono ugualmente rimasto con la squadra per tutto il tempo del ritiro, poi mio padre è venuto a Bologna e mi ha riportato a casa.
Legamenti rotti. Mi rivolsi al dottor Rocchi a Reggio Emilia. Il 22 luglio 2021 fu lui ad operarmi ricucendo i legamenti e togliendo la calcificazione che si era formata.In quel periodo davvero buio sono stati fondamentali i miei genitori, ma anche Federico Politi, Roberto Breveglieri, i miei agenti e... Allah. Sono musulmano. Mio padre mi portò delle pagine del Corano dicendomi che alla moschea aveva fatto pregare per me. Io ho sempre pensato che sarei stato bene, che sarei tornato e che avrei "spaccato". Il mio modello era ed è Kevin Durant, anche lui vittima di un brutto infortunio, anche lui capace di rialzarsi.
Dalmonte? Con lui mi trovo benissimo, mi aiuta dentro e fuori dal campo trattandomi come un figlio: ogni volta che ho un problema, lo posso chiamare. Mi sta aiutando a migliorare il tiro e ad accrescere la fiducia in me stesso, è un ottimo allenatore. Voglio dare il mio contributo all'Aquila per cercare di riportarla in Serie A. Spero di poter prendere presto la cittadinanza italiana: vestire un giorno la maglia azzurra sarebbe un sogno".

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