Foto Joe Pappalardo - Trapani Shark
Foto Joe Pappalardo - Trapani Shark

Ci sarebbe da chiedere al contestatore della Gialappa's di urlare il suo dove sono le istituzioni, dopo l'ennesimo show dialettico di Valerio Antonini contro la LNP e contro la Fortitudo, rivolgendosi ai piani alti della Federazione, che, da questo lato, praticamente mai hanno dato segnale di voler dire la propria sull'argomento. Critiche e insulti che sono una recidiva, tanto che la LNP fu già costretta tempo fa ad una replica, nel silenzio di Gianni Petrucci e della FIP, appunto.

Eppure, per altre situazioni dei segnali ce ne furono eccome: deferimenti, o anche solo un banale state bboni, dichiarato durante i playoff della serie A. Ok, la richiesta di sedare i toni arrivò dopo un mugugno arbitrale della Virtus e non, in precedenza, quando la prima a borbottare fu Milano, ma vabbè, almeno si mossero. Invece, da mesi, le scorribande dialettiche di Trapani rimangono del tutto trasparenti, ai piani alti.

Sarebbe da ricordare che il presidente di Trapani è un tesserato FIP, e dare del delinquente al presidente LNP, che da Statuto agisce su mandato FIP, forse non è la cosa migliore in assoluto. Così come le assurde illazioni e altre offese alla proprietà e all'ambiente Fortitudo: anche Stefano Tedeschi è un tesserato FIP, e la Fortitudo è - come tutte le squadre - un patrimonio della pallacanestro italiana. Quindi della FIP. Ecco, una parola da Gianni Petrucci la vorremmo sentire, anche per un'altra ragione. Le offese a tesserati, durante le partite, portano a multe: qui invece deve passare sempre tutto in cavalleria? Possiamo sapere il motivo?

Nessuno chiede deferimenti o squalifiche (cosa che, come abbiamo visto, non sarebbero nemmeno immotivati) ma solo un segnale di vita. Ed è vero che possiamo pure ascrivere alla tipica dialettica diplomatica il continuo ricordare, da parte di Antonini, della sua amicizia Petrucci. Ma se dovessimo continuare a sentire il silenzio federale, ecco, ci sarebbe da chiamare in causa quella famosa frase attribuita a Giulio Andreotti - in realtà anche lui citava altri, ma non è questo l'ambito per dissertazioni filologiche - sul pensare male e sul far peccato. Ecco, noi aspettiamo, ok?

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