IL DOPOPARTITA DI VIRTUS-SASSARI
La Virtus c’è, anche ad alti livelli. E c’è non solo in potenza, ma anche in atto, per usare categorie aristoteliche. Contro una squadra costruita per le zone alte della classifica la Segafredo ha dimostrato che per quelle zone alte ci potrà essere anche lei, e non solo sulla carta, ma nei fatti.
Ieri al PalaDozza (pieno e caldo, come sempre) si è visto quello che tutti i tifosi volevano vedere: una squadra con notevole solidità mentale, che è stata brava tre volte. Nel primo tempo, a evitare che gli avversari - il cui talento offensivo non è in discussione - scappassero. Nel terzo quarto, a spaccare la partita con un parziale di 14-0. E nel finale, a vincere di nuovo dopo che Sassari era tornata a -1. E la cosa bella è che ognuno ieri ha dato qualcosa, a partire dagli insostuibili (Slaughter - davvero clamoroso - Aradori, Alessandro Gentile, Lafayette) continuando con chi è partito dalla panchina, come Umeh e il rientrante Stefano Gentile, ma anche con chi ha fatto più fatica (Ndoja, Lawson, Rosselli), ma ha messo comunque punti importanti in momenti difficili.
Ramagli ha parlato di distrbuzione delle responsabilità, e l’impressione è dopo il necessario periodo di assestamento ognuno dei giocatori in campo sappia esattamente qual è il suo ruolo. In questo modo i margini perché questa squadra possa andare lontano - anche e soprattutto con l’innesto che verrà - ci sono tutti. Inoltre il gruppo sembra ormai amalgamato e coeso, vecchia guardia e nuovi tutti pronti a remare nella stessa direzione con coach Ramagli al timone. E questo fa la differenza.
Infine, non si può non parlare del ritorno di Marco Spissu, che in campo ha segnato subito 5 punti poi praticamente non ha più giocato. Per il playmaker sardo applausi, striscioni, premiazioni. E’ rimasto solo un anno, ma assieme ai suoi compagni ha fatto qualcosa di speciale per la Virtus e per i suoi tifosi, e qui nessuno l'ha dimenticato.