Sia A2 o A1, siano le truppe che venivano al Paladozza per farsi i selfie o i campioni d’Italia, ma qui contro la Fortitudo non si passa: l’esordio casalingo è una roba da stropicciarsi gli occhi, e andrà pur bene il discorso per cui le grandi squadre devono essere pronte in primavera e non adesso che fuori c’è ancora il caldo della scorsa estate. Bologna festeggia, con una prova di squadra come quelle a cui si era stati abituati, e non trema quando, dopo aver dominato per 36’, si ritrova a dover rifare tutto, o quasi, daccapo. Ma Venezia non passa, e lo schiaccione finale dell’eccellente Stephens è la ciliegina su una torta attesa da 10 anni.

Si parte con battesimo del fuoco: tripla di Tonut e schiaccione di Watt, ma la Effe ha abbondante esperienza e faccia tosta per non spaventarsi più di tanto. E allora, se dietro c’è bisogno di tempo prima di prendere le misure, davanti è il solito facile girar di palla che permette a Martino di avere tante opzioni e approdi al cesto nemmeno tanto complessi. Fantinelli circumnaviga De Nicolao, Stephens ben risponde ai primi solleciti dopo due falli precoci di Daniel, e si ricostruisce l’equilibrio con leggera prevalenza interna: 26-21 al 9’, 26-24 al 10’.

La gara delle seconde linee la vince Bologna, che con una tripla di Stipcevic allarga ancora un po’ il divario contro una Venezia che ha gente che fa danno (Udanoh) e altra che sembra giocare con la paura di puntare il canestro. 33-24, poi c’è qualche pecca difensiva di qua, qualche buona cosa offensiva a rimediare, e il vantaggio che rimane sempre sui 6-8 punti. Navigare attorno al 70% dal campo è indispensabile per restare avanti, così quando l’attacco sbaglia qualcosa di umanamente sbagliabile Venezia gongola e ritorna sotto, prima di un tafferuglio che porta gli arbitri al VAR (o come si chiama da ‘ste parti): Aradori spinge fuori dal campo Watt, Watt si rialza e cerca una reazione andando a sbattere platealmente contro Stipcevic, alla fine espulso il veneziano e tecnico al – quasi – incolpevole croato. 51-46 al 20’.

Sprintando a inizio terzo quarto come se Venezia fosse una Pesaro qualsiasi – almeno per quanto visto qualche giorno fa – la Fortitudo si prende la doppia cifra di margine, facendo polpette dell’inesistente difesa sul colorato avversaria, e senza bisogno di particolari clamori balistici. 59-46, poi 13 di media con Stephens prima e Cinciarini poi a fare da antizanzare. Bruno Pizzul chioserebbe con un è tutto molto bello, 69-58 al 30’.

Venezia è nervosa, Daye viene risparmiato da un tecnico dopo atroce lamentazione per un presunto fallo, ma limitare il proprio attacco alla sparakkjanza dalla lunga è ricerca di un biglietto della lotteria che fatica ad arrivare, e la Fortitudo è brava a gestire capendo quale ritmo dare alla partita. Mancinelli porta a spasso Daye prima e Cerella poi, per sei filati che lanciano all’80-65. Chiusa? No, perché il basket è 40’, e Venezia fa uscire quel che ha scaricando un 13-0 che rimette molto in discussione. Bologna deve rivincere una gara che pareva già quasi allo champagne, forse senza quasi nemmeno accorgersene, ma i liberi di Aradori e Robertson, uniti allo sdeng del possibile -1 veneziano, evita che la festa venga rovinata. Alla prima sconfitta Milano firma Scola, e chissà cosa farà Venezia. Chissenefrega, dice una Fortitudo che non vuole tornare sul pianeta Terra.



(foto Fortitudo - Valentino Orsini)

1400 ISCRITTI PER IL CANALE TELEGRAM DI BOLOGNABASKET
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI