IL DOPOPARTITA DI UDINE-FORTITUDO
Alla fine si può dire tutto di questa Fortitudo ma non che non ci sia una coerenza di fondo, per chi affronta tutte le partite autoinfliggendosi un handicap che poi cerca di recupere riuscendoci quasi sempre, ma - specie in trasferta - mancando il guizzo finale. Lo si era già visto all'esordio agonistico contro Chiusi a San Lazzaro, per intenderci, per poi passare da Rieti e nelle adiacenti Cividale e Udine. trattando in questo caso la periferia e il capoluogo di provincia allo stesso modo. Per come la si era vista nel secondo quarto la gara poteva finire anche peggio, per come ad un certo punto le parti si fossero invertite, ecco, si poteva davvero sperare nel meglio. E allora resta il dubbio: ottimismo per come ad un certo punto tutto è parso andare come sarebbe dovuto andare, o perplessità per alcune solite lacune?
Al Carnera si sono visti giocatori in palla (Aradori, finalmente leader proponente e non solo a ruota, in particolare) e altri opachi. Ma soprattutto una squadra che pare giocare con ogni singolo che si specchia negli altri: si brilla insieme, si collassa insieme. Rispetto alle prime uscite ci sono meno sofferenze a rimbalzo (ieri 33-36, i tiri sono stati 63 Udine e 60 Bologna, si era visto ben di peggio) e questo è bene. Manca ancora una regia chiara e, soprattutto, una pericolosità in area che non può prescindere da un 4 straniero produttivo e non solo ornamentale, al netto dell'infortunio di Davis. Alla fine le prime 6 giornate, con 4 trasferte, hanno portato a bilancio pari: considerando che due uscite dal Paladozza sono state su campi di primo piano, per quella che è la situazione attuale tutto in linea con le premesse. E, ok, la Fortitudo è la Fortitudo e che vederla a metà classifica non è in linea con le roboanti dichiarazioni che arrivano dalle proprie avversarie, ma l'oggi è questo. Lo ieri dimentichiamocelo, il domani vedremo.
Ed ero contentissimo - Il secondo tempo di Aradori è stato quello che deve fare a queste latitudini, ovvero prendere in mano la palla e provarci, a costo di sbagliare, ma senza aspettare solo gli agi e le comodità. La grinta di Italiano e la voglia di Panni. Che a tratti ha superato quella dei titolari.
Non me lo so spiegare - Che Fantinelli non sia giocatore da protagonismi e fuochi artificiali lo si sapeva, ma per fare la differenza non può avere solo bisogno di buoni riferimenti per le sue linee di passaggio, altrimenti si rischia di fare l'autore senza interpreti. Poi Davis, ma lo si sa: un giocatore che in attacco è utile solo uno contro zero va bene se è lo junior a cui vengono chieste le paste nel post partita, non uno straniero di A2.
(foto Marco Pregnolato)