(Foto Mauro Donati)
(Foto Mauro Donati)

Ok, sarebbe ingiusto non ricordare che questa squadra ha problemi che quella dell'anno scorso, ricordata ad ogni piè sospinto da soggetti che forse tifano per i singoli e non per la maglia, non aveva, soprattutto il non essere mai al completo. Con annessa difficoltà di creare un assetto: l'anno scorso giocavano in 5 e basta, quest'anno a volte ci sono fin troppe opzioni ma sballate visto che 2-3 assenze fisse complicano le cose. Però, arrivati alla quinta sconfitta in nove partite, continuare a ricordare solo questo così come il calendario (sabato sera la Fortitudo arriverà alla trasferta numero sette su undici gare) non aiuta ad evidenziare un bel po' di problemi non ancora risolti. Perchè la partita di ieri non è stata poi diversa da altre dove non si è saputo gestire il vantaggio, seguendo il concetto del quando il gioco si fa duro, qua non si gioca più.

Negli ultimi 15' di partita l'attacco è sparito: 1/10 da 2, 4/16 da 3 (0/4 e 0/4 lo specifico del supplentare), diventando quindi una semplice macchina da triple sparate dal nulla nel nulla senza una minima costruzione di gioco e, soprattutto, senza ordine: che a questa squadra manchi leadership si sa, che Fantinelli non possa giocare 40' in 2 ruoli (prima regista e poi post basso) anche, che a parte Freeman non ci sono giocatori che sappiano cosa significhi stare in area pure, eccetera. Ma qui sta venendo meno tutta la struttura: Panni e Battistini dispersi, Mian non continuo, Giordano che oltre una buona difesa non può andare, Bolpin da boia e impiccato. Poi, Gabriel: 31+13, ieri, ma mai si era visto un giocatore, teoricamente un 4, prendersi 3 tiri da 2 e 17 da 3 in 43', nemmeno Oscar. E va bene far canestro, ma qui serve un trascinatore, non uno che aspetta la palla senza fare nulla altro nell'attesa. Più che vedove di Caja, qui si dovrebbe essere vedove di Ogden, ma ormai cosa fatta.

Ora? Ora due trasferte durissime, Cantù e Cividale da qui a sabato, con il rischio forte di finire 4-7 se non arriveranno gol su due campi entrambi imbattuti. Ieri Cagnardi si è definito in discussione: chiaro che qua non si giudicano gli allenatori sulla base della mimica in panchina, però è evidente che qualcosa non va. Con tutti gli alibi del mondo, ok, ma anche con l'idea che siamo ad un punto fermo. Poi la storia dice che quel che conta è arrivare in forma a maggio (Trieste scorso anno, ce la ricordiamo) e che la frenesia attorno alla Fortitudo non aiuta. Però non sarebbe corretto limitarsi ad allargare le braccia e sospirare.

Sei bellissimo - C'era qualche dubbio legittimo su come sarebbe stato accolto Boniciolli, vista la quantità di haters che girano attorno a lui sugli stramaledetti social: il Paladozza ha dimostrato per l'ennesima volta la differenza tra tastiera e realtà, e la cosa è stata anche commovente, se vogliamo. Come le sue parole a fine gara. Tutte.

In altomare - Quando piove grandina, quindi ecco anche il ginocchio di Sabatini che rischia un discreto stop in un ruolo drammatico come quello del cambio di Fantinelli. Poi tutto il resto: la mancanza di pericolosità nel cercarsi falli (3 liberi tirati in 39'50", tutti figli di un tecnico e di un antisportivo non in fase di tiro) che potrebbe aiutare in momenti di stanca offensiva, il poco brio generale, Freeman che rimane troppo solo, gli italiani già citati. Quindi uscita mesta, malgrado lasagne in sala stampa a fine partita che sarebbero piaciute anche a chi sappiamo noi. Ah, e il fallo decisivo, quello di Bolpin su Schina che ha portato ai 3 liberi del pareggio al 40'? Mettiamola così, un po' come capitò tanti e tanti anni fa in una roba comunque più importante: ne fossero stati fischiati 2, di liberi, quindi fallo non in fase di tiro, non sarebbe stato un furto ai danni di Torino. Ne sono stati fischiati 3, a rivederla la cosa ci può stare come non ci può stare, l'instant replay sarebbe stato tanto tanto utile, ma se Bolpin avesse commesso fallo anche solo un passo prima nulla sarebbe successo. Peccato.

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