FORTITUDO - FERRARA, IL DOPOPARTITA
C’era tanto da rischiare, nel venerdì di Natale: la stranezza della giornata, l’avversaria che per tanti motivi poteva non essere impressionata dal Paladozza, e anche l’arrivare, per la prima volta, ad una casalinga dopo un gol esterno. Alla fine la Fortitudo l’ha vinta con le solite armi, quasi come il Michael Chang di un tempo, ovvero aspettando di capire dove andare a colpire per spedire in banana l’avversaria. Ecco quindi il break nel secondo tempo, lavorando su esterni che hanno piallato la forse maggiore talentuosità ma meno razionalità avversaria, e sfruttando il fatto che, ad un certo punto, Ferrara si è messa a tirare solo da 3 anche a difesa bolognese non del tutto a posto (10/31 alla fine). Bene così, nel giorno delle maglie rossoblu – diciamo, bene il sopra e rivedibile l’impatto con i pantaloncini bianchi – e del tortellino a fine gara.
Terza di fila, prima di andare a chiudere il girone d’andata a Chieti, e inevitabilmente si deve far presente come il record positivo di 8-6 sia arrivato crescendo alla distanza proprio nel momento in cui si è dovuto fare a meno di Flowers e proprio in parallelo con la crescita del precedentemente infortunato Montano: una squadra che pare in salute e con margini di crescita, che chissà se sarà giusto andare a cercare sul mercato (Amoroso al di là di tante cose potrebbe non essere una scelta folle, mentre l’eventualità Guarino pare meno spiegabile) l’extra o se invece continuare a lavore su chi c’è. Ricordando come Sorrentino oggi vale molto più di quello spaesato che soffriva in quarta serie, ad esempio, a prova del fatto che la pazienza spesso è meglio di tante altre cose. Ma intanto ecco la fine del 2015, chiuso in posizione migliore di quanto non fosse iniziato. Per il mondo Fortitudo, una cosa non proprio classica, negli ultimi lustri.
Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore - Un collettivo dove il giocatore dal maggior minutaggio (Montano, 31) gioca meno del quinto di Ferrara (Henderson ,34): con questa divisione di spazi e di ossigeni, è normale sapere che chiuderai meglio delle avversarie. Poi il raziocinio degli esterni, oltre a Carraretto che sa quando arrivare e chiuderla.
Ne abbiamo avute di occasioni perdendole - Forse un Raucci meno vispo in attacco, oltre ad un Daniel in modalità cicala più che formica. Poco altro.
(foto Schicchi / Resto del Carlino)