TEO ALIBEGOVIC, "AVRO' FATTO SCELTE PAZZE, MA GRAZIE A QUELLE IN FORTITUDO HO TROVATO UNA FAMIGLIA"
Giocare in casa il due aprile è stata l’occasione per festeggiare l’anniversario numero 31 della partita di Reggio Emilia, con Teo Alibegovic che prima della gara al Pick’n’Roll ha salutato i tifosi e firmato la sua figurina per l’iniziativa “Figurine Forever” e commentato mentre le immagini di quel giorno sono andate alle sue spalle. “Figurine Forever” è iniziativa solidale, descritta da Emiliano Nanni.
“A Bologna la nostra associazione inizia ad essere conosciuta. Realizziamo figurine solidali a scopi benefici, e con queste ricordiamo anche il passato. Avevamo già fatto Schull, poi abbiamo pensato che una figurina poteva non solo ricordare un campione ma anche celebrare un evento, come è stato il due aprile 1992. E’ stampata in 192 copie, non a caso, disponibile sul nostro sito e all’edicola del Triumvirato oltre che su E-Bay. Se finiranno faremo una ristampa, e la finalità è legata ad una iniziativa benefica per la Bosnia, a Tuzla, nel locale orfanotrofio.”
Altro organizzatore del Museo Fortitudo, Filippo Venturi. “Tendiamo a ricordare più questo episodio che non uno scudetto, perché ogni fortitudino sa dove era e come si è sentito quel giorno. Non solo salvammo la categoria e la storia, ma fu anche una delle poche volte che ci è andata bene”
Poi, parola a Teo. “Lino Bruni mi chiese cosa potevo fare, glielo dissi, e Daniele Albertazzi commentò che se fossi stato in grado di fare anche il 2% di quanto raccontavo, eravamo già a posto. Tremo quasi più a questo ricordo che non quando giocavo: non ero spinto da nessuno, arrivai, e portai un venticello di ottimismo che fece bene a tutti. Ci fu una grande prova di Pete Myers, così come Dallamora, capitan Albertazzi, Mauro Bonino. L’anno dopo chiesi il bonus per la promozione, in società si sdraiarono dal ridere dicendo ‘ok, metti pure la cifra che vuoi’ perché nessuno ci credeva e quel che contava sarebbe stata solo la salvezza. Ma io quel giorno ho acquisito una nuova famiglia, e nel frattempo ho visto nascere mio figlio, morire mio padre, ed è nato un legame che non si è mai spezzato. Quando mi hanno chiamato sono sempre venuto. E ricordo come quelli della Fossa mi permisero di giocare una partita con la nazionale bosniaca, io che avevo dovuto scegliere la Slovenia, quando i giocatori dormivano quasi di nascosto. Tutta la mia famiglia ha visto Bologna, e quando per due volte ho avuto la possibilità di andare in Virtus ho detto ‘vi rispetto, ma non posso proprio farlo’ e al mio posto presero Smodis. Perché esistono ancora certi valori, forse la mia è stata una pazzia, ma quella pazzia mi ha permesso di essere ancora accolto, qui, in questo modo. E davanti a qualsiasi progetto di beneficienza non mi tirerò mai indietro.
Quel giorno non pensavo proprio di aver fatto la storia, quando iniziò l’invasione di campo pensai che dovevo scappare nello spogliatoio perché in Jugoslavia di solito con una invasione di campo si prendevano botte. Vidi scendere in campo una valanga, e poi capii che era la nostra fetta di pubblico a festeggiare. Non ero stato la prima scelta, non avevo grandi manager, è qualcosa che è successo pochi giorni prima avere fatto 47 punti contro Lorenzo Williams che poi è diventato un grande difensore a Boston. E quella partita a Reggio non fu facile: di solito in Fortitudo si perdono le gare facili e si vincono quelle difficili. Io ero un motore, ma con ottime ruote e ottimi autisti, non siamo mai stati borghesotti ma siamo quelli che sono sempre riusciti a graffiare al momento giusto”
Nel frattempo, Teo ha anche firmato per l’iniziativa della Fossa a favore della wild card Virtus in Eurolega.
(FOTO SLAVE)