E allora non si può nemmeno più fare affidamento sul Paladozza, fortino inespugnabile prima e più facile alla caduta oggi. Passa anche Cividale, a indicare una regola molto semplice: con la mente libera si fa qualsiasi cosa, a differenza di una Fortitudo dove è difficile celare le tante problematiche interne che di recente si sono palesate. Poca coordinazione tra reparti e scrivanie, metafora per dire di rapporti non esattamente empatici, e clima che si va a ripercuotere su una squadra che, oltre ai limiti tecnici, ora ne mostra di mentali. Senso di responsabilità collettiva, chiede Dalmonte, quando il da capire sarebbe se tutti, a qualsiasi livello, remano nella stessa direzione o no. Intanto ecco che arriva una sconfitta figlia del fatto che, a pressarla e difenderla duramente, la truppa non ha fosforo nè lunghezza per rispondere a quanto dice la partita. Diversa da Chiusi, dove al botto primordiale seguì il digiuno, la domenica di ieri è stata più o meno di continua, vana rincorsa.

Tutti a pensare ai disastri dei lunghi e non notare, nei primi vagiti di Davis (forse il sacrificato della difesa di Pillastrini, che ha preferito strozzare altre zone del campo), le elefantiache difficoltà degli esterni. Dove non si può continuare a tutelare certe posizioni lasciando da parte la necessità di qualcuno che possa uscire dalla panchina e rompere ritmi e far punti. Dove è palese l'involuzione di Thornton nelle ultime due partite (3/21) quando, anche senza bottini, a dargli leadership e palla in mano erano arrivati punti (20 con Nardò) e assist (8 con San Severo). E dove si aprirà l'ennesima settimana di dibattiti su Aradori, sulla casualità o no del perdere di qualità della squadra dal suo rientro, e sulla nuova prova fatta di punti senza peso specifico e di totale mancanza di autorità e proposte quando la palla scottava. Dargli la croce addosso anche quando è uno dei meno peggio è sbagliato, ma se da anni gli si dà il ruolo di prima punta senza notare come si muova da gregario quando conta, allora un problema c'è, se è permesso dirlo. E' anche vero però che le partite non vanno analizzate (cit.) solo dal tabellino, altrimenti si dovrebbe notare come, per valutazione complessiva, è finita 90-76 per Bologna. Ma le lenzuolate di cifre sono nulla, di fronte alla realtà.

Il problema della Fortitudo è quello di un ambiente più esigente rispetto ad altri tempi a pane e salame, e che dopo due inverecondi anni di A1 vorrebbe qualcosa di diverso. Lucidità e trasparenza, e soprattutto la certezza di avere gente che davvero ci tiene a questa maglia (sfortunato ma incolpevole l'esordio del nuovo marchio). Poi il tribunale dei social darà quei giudizi che Dalmonte vuole rimandare preferendo le analisi, esagerando. Ma è anche esagerato continuare a dire di non poter fare il passo più lungo della gamba, ma anche dichiarare lo scontento della società per certe prestazioni, e girare sempre le colpe a chi, per indole, la voce fatica ad alzarla.

Ed ero contentissimo - A metterlo nelle condizioni di far male Davis qualcosa può farlo, anche se magari ci si potrà chiedere l'utilità di uno straniero che non mangia se non da imboccato pari pari sotto canestro. Poi davvero poco altro.

Non me lo so spiegare - Con l'esperienza di A2 (e forse anche di Pillastrini) che ha, Fantinelli non può farsi irretire due volte di fila, dopo quella di domenica, da una difesa che cerca di mangiarselo fin dai primi palleggi. Poi la prova sgonfissima di Italiano e di Barbante, oltre al solito Panni che, come avesse torcicollo, guarda in una sola direzione.

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

“Salotto Bianconero”: la nuova puntata su Facebook e Youtube
La clamorosa vittoria dell'Italia contro gli USA a Colonia