BONICIOLLI: SIAMO UN GRUPPO DI PERSONE SERIE, E NEL PERIODO DI MIA ASSENZA SI E' EVIDENZIATO
Matteo Boniciolli ha superato i vari problemi di salute dell'ultimo mese, e domani sarà regolarmente in panchina a Jesi, per il quarto di Coppa Italia contro Trapani.
Ecco le sue parole in conferenza stampa.
Come hai vissuto questo periodo di assenza? “Non interessa a nessuno quello che posso aver avuto io. Sono state due cose diverse, la polmonite individuata e curata con me che sono andato comunque a Jesi, poi un’altra problematica che mi ha portato all’operazione, un mese a casa e medicine. Ringrazio anche Pavani, perché quando mi hanno detto che serviva operazione chirurgica, essendo lui il mio datore di lavoro, ho chiesto il permesso, altrimenti avrei rimandato. Lui è un amico – e lo sarà per sempre al di là della professione – e ha subito dato l’ok. Poi ringrazio quella santa donna di mia moglie che mi ha sopportato un mese in casa. L’ho vissuta male, perché io mi reputo un privilegiato, guadagno bene per un mestiere che mi piace e non lavorare non mi piace. Noi abbiamo costruito una struttura che nel momento di massimo stress ha resistito con grande qualità, siamo in un paese dove il capo terrorizza, e quando non c’è è festa. Invece, noi siamo solidi, grazie alla qualità di tutti i collaboratori, da Comuzzo in poi, responsabilizzando in modo tale da non far sputare i giocatori contro gli assistenti che arbitravano nelle partitelle. Dignità professionale tale per cui, senza il capo, le cose sono andate molto bene. Poi mi fa tenerezza chi individua nell’assenza del capo il motivo di questi risultati, parlo di tenerezza intellettuale. In NBA si dice ‘trust the process’, e anche noi siamo un processo in corso, che speriamo di aver parzialmente risolto per rendere importante questo gruppo. Siamo un sistema dove il gruppo è più importante dell’esecuzione, e le cose sono andate bene quando eravamo in pochi: poi, diventati tanti, le letture sono cambiate e diventate più impegnative. Qui si è dovuto fare inversione di tendenza, e chi capisce – colleghi e avversari – nota questa radicale trasformazione tecnica iniziata quando io c’ero ancora. Siamo tra le migliori difese del campionato, quindi se l’attacco non andava la difesa teneva, adesso qualcosa sta migliorando. I giocatori hanno dato adesione incondizionata, perché a Bologna verrebbero tutti volentieri a giocare, e io ho sempre detto loro che il gol finale era ridurre i minuti in campo per vincere le partite. E la difficoltà enorme è stata passare dall’io al noi, difficoltà superiore al previsto: non per malanimo o cattiva voglia, ma semplice poca abitudine. Stefano Comuzzo ha meriti enormi, chi va in campo anche, ma c’è anche stata una accelerazione delle nostre consapevolezze. Siamo primi in classifica, e io in questo periodo ho collaborato telefonando ai miei giocatori con la poca voce, interagendo con Comuzzo (vivo da anni more uxorio) e preparando le partite a casa mia insieme. Dopo Trieste è stato da me fino alle due di notte a parlare di Verona, la squadra giovane e atletica contro noi vecchi logori, e abbiamo vinto di 20. Cosa ho fatto in casa? Letto Montalbano. Ho 55 anni, ma ancora adesso prima delle partite sto male fisicamente. E figurarsi a non essere presente, quindi le ho viste dopo, altrimenti non ci sarei riuscito proprio”
Cosa conta ora per affrontare questo impegno? “Questa è l’ottava fase finale di Coppa nazionale nella mia carriera. Il problema è che al di là del valore assoluto della squadra conta l’essere in forma in quel momento. E capire che una squadra favorita – e noi lo siamo – deve considerare questo impegno di medio termine utile ma non indispensabile: la Coppa Italia può essere devastante per il dopo, per via del dispendio di energie fisiche e morali. Vincere provoca soddisfazione, noi abbiamo tenuto Bryan grazie alla società e ora si rende utile dato che mancherà Mancinelli. Premetto: noi andremo a Bergamo per vincere, ma non mi sembra giusto che una società altra abbia una indisponibilità del campo, e che la Lega programmi il recupero pochi giorni dopo una manifestazione che ti può far giocare tre partite in tre giorni, con dopo una trasferta. Non voglio che si dica che sono tornato per rompere i coglioni, ma questa cosa altera l’equilibrio, avvantaggia Trieste. Non mi sembra giusto, sia noi che Trieste ci siamo meritati rispetto, ma in questo sprint ci sono differenze, specie perché il rinvio non lo abbiamo chiesto noi”
Merito dei veterani? “Più che veterani, quello che è contato è stata la presenza di persone serie. Non so se basterà, ma tutti hanno capito che si può perdere, non esiste una squadra imbattibile, ma c’è sempre modo e modo. Jesi è passata, ma è stata imbarazzante.”
Mercato? “Facciamo un passo indietro. Con Stefano abbiamo riflettuto sui dubbi a proposito di McCamey. E’ stato preso in una realtà dopo poco tempo fa si tagliava Djordjevic, dove Rivers era il peggior play passato da Bologna, Andrea Meneghin trattato come uno zimbello. Dove si esonerava un allenatore che aveva vinto la Coppa Italia. Questi sono quelli che criticano me e Pavani. Noi abbiamo cercato di creare una coppia che si integrasse, lui e Fultz. Fultz che nel girone d’andata non ha quasi mai giocato, e McCamey in queste partite ci ha aiutato a stare tra le prime in classifica. Ad un certo punto lui, che non verrà mai tagliato perché ha una disponibilità assoluta, e che se fosse Djordjevic non sarà qua, è stato convinto da tutti che è scarso. Per una persona che non è Kant o Heidegger è qualcosa che provoca problemi di identità. Non dimenticando che prima aveva dei compiti, poi sono cambiati: per uno che arrivava dalla D-League non è semplice. Noi non lo taglieremo mai: c’è bisogno anche di brave persone, come diceva Cosic servono sia gli ingegneri che gli operai. E, in un roster lungo, con Pavani abbiamo pensato che il ruolo di regista è quello più a rischio. Perché negli altri ruoli abbiamo opzioni, tante, ma tra i play siamo cortini. Quindi agiremo in questo ruolo, non dimenticando che ora abbiamo in Gandini il miglior centro di A2. Cerchiamo un profilo importante, ricordando che siamo nella seconda lega italiana e qui non è che vogliano venire tutti. Allora, o troviamo un colpo di fortuna, come capitò a me e Sarti a Udine con Charlie Smith, e abbiamo sparso la voce che stiamo cercando una guida, e non uno con punti nelle mani. Altrimenti, se non capita, è chiaro che andremo su una figura meno eclatante ma che ci possa garantire rotazioni in un settore dove siamo corti: Fultz sta andando bene, ma ha 36 anni e i playoff possono essere molto lunghi. Comunque, la società si è impegnata, abbiamo italiani che ci hanno portato al primo posto, Cinciarini, Mancinelli e Rosselli valgono un americano in A2. Malgrado allenatore scarso, americani scelti male, e giocatori vecchi.”
Legion: Alex ci ha provato con grande onestà, io ho parlato spesso con lui e ci siamo salutati con affetto quando abbiamo capito tutti che il suo enorme sforzo per diventare un giocatore per platee diverse era fallito. Io gli ho fatto vedere dei video di Eurolega dove Spanoulis gioca 22 minuti. Lui ha talento e fisico per quel livello, ma non può pensare di maneggiare 50 palloni a gara. Altri hanno avuto questa difficoltà, Amici ha fatto una fatica bestiale. C’è chi si è fidato del processo, mentre abbiamo capito che lui non ce la faceva, e abbiamo deciso di interrompere il nostro rapporto prima che la sofferenza diventasse palese. Lo solidità della squadra è stata confermata dal fatto che “less is more”. Ma sappiamo che per vincere il campionato questo non basta, perchè i playoff sono durissimi e si giocano in impianti non condizionati.
Sull’identikit del nuovo: Le stelle di prima grandezza non vengono a giocare in A2 in Italia. Non dipende da noi. Se fosse venuto qua Kalnietis avrebbe detto “c’è qualche problema?” Far stare dentro a un processo tutti assieme il gruppo non è facile, e credo che in questo la mediazione di Christian Pavani è stata decisiva, nel pazientare. McGrath era un giocatore interessante ad esempio, ma abbiamo deciso di aspettare. Trust the process. Non possiamo sapere se troveremo uno in grado di spostare gli equilibri come fu Darren Daye a Pesaro col sommo Valerio Banchini. Nel caso, abbiamo giocatori intelligenti.
Mancinelli? Non gioca. Lo stop è stato fondamentale, è tornato a essere il giocatore che conoscevamo. Mi dispiace che questo infortunio possa fargli perdere i benefici del grande lavoro atletico fatto col preparatore Parisi. Di lui abbiamo grande bisogno, lui spera di giocare contro Bergamo ma è un piccolo strappo muscolare e bisogna stare attenti. Ma Christian e io siamo attrezzati a superare momenti complicati, supereremo anche questo.
(Foto di Fabio Pozzati)