Coach Luca Bechi, che ha allenato Jerome Dyson a Torino, è stato intervistato da Damiano Montanari su Stadio.
Un estratto delle sue parole.

Jerome Dyson è uno che fa canestro quando conta. Considerando la qualità della Pompea, quello di Dyson è un acquisto azzeccato. E' un giocatore che attira su di sé le difese avversarie e, nonostante quello che si dice, non è un egoista: se vede un compagno libero, gli passa volentieri la palla. A Torino arrivò a novembre del 2015. Era fermo da qualche tempo dopo l'annata storica del triplete a Sassari. Io lo conoscevo già perché lo avevo seguito nel 2012-13 all'Hapoel Holon, in Israele, e mi ero interessato a lui nella mia esperienza alla Virtus, anche se poi virammo su Casper Ware. Si creò un bel rapporto tra me e Jerome, nonostante lui fosse un po' arrugginito. Gli servì circa un mese per riacquistare il ritmo partita. Quando ci riuscì, iniziò a fare la differenza, ma io intanto ero stato esonerato.

Dal punto di vista caratteriale? Un giocatore tosto, di personalità. A Torino avevamo una situazione difficile, con DJ White, il nostro giocatore più rappresentativo, fuori con una mano rotta e Rosselli reduce da un intervento al menisco. In quel periodo Dyson si allenò senza problemi, molto concentrato nel recuperare la migliore condizione fisica». A Torino Dyson giocò anche con Stefano Mancinelli, oggi capitano della Fortitudo. Tra loro c'era una grande intesa. Jerome si intende molto bene con i giocatori di talento: ne riconosce la qualità e cerca di metterli in ritmo. La condizione essenziale è che stia bene fisicamente. Altrimenti fa più fatica.
Dyson è il giocatore giusto per poter ambire ai playoff? Se è quello che noi conosciamo, la sua è una addizione importante, anche perché intorno ha gente che sa giocare.

Un consiglio a Martino per la gestione del giocatore? Gli direi di fare grande attenzione alla forma fisica di Jerome, essenziale per esprimere il suo talento, anche se Martino non ha bisogno di consigli. L'anno scorso ha vinto la A2 facendo sembrare facile una vera e propria impresa. Ricordo bene quando lo sfidai alla guida di Cento. Quella Fortitudo era stata costruita benissimo».

( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )

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