LA PRESENTAZIONE DI GIANMARCO POZZECCO
Gianmarco Pozzecco, nuovo allenatore della Fortitudo, è stato presentato al PalaDozza dopo aver diretto il primo allenamento della sua nuova squadra. Le prime parole sono del GM Marco Carraretto, a descrivere la trattativa. “Chi è qui è un catalizzatore di attenzioni, e avere tante persone in conferenza stampa lo dimostra. Presento l’allenatore che finirà questa stagione e che farà la prossima, giocatore tra i più talentuosi e persona giusta per farci finire al meglio questa difficile annata.”
Parola poi al neo allenatore, abbronzato e commosso. “Parto ringraziando Boniciolli che già lunedì a pranzo mi ha chiamato pronosticando tutto quello che è successo, in modo affettuoso e premuroso. Un atto di enorme onestà intellettuale e, lo dico con orgoglio, di stima nei miei confronti. Poi mi ha richiamato il giorno dopo per farmi i complimenti, come spesso accade nella mia vita ho fatto già una cazzata perché avrei dovuto chiamarlo per prima io. Mi ha regalato il suo bagaglio di esperienza, mettendosi a disposizione di qualsiasi mia domanda. Lo ringrazio, da fortitudino prima che da allenatore, perché lo ha fatto per il bene di questa società. Ringraziando poi Pavani che si è impegnato per far risalire la Virtus… anzi no, scusatemi ma ho il cervello in tilt dopo giorni turbolenti e pazzeschi. Ripeto: ringrazio chi ha voluto portare la EFFE dove è oggi, io cercherò solo di riportare qua il derby, e dato che la Virtus purtroppo non retrocederà l’altra opzione è che noi saliamo. Non sarà facile, ma c’è una cosa positiva: arriverò fino in fondo, dato che prima dello scudetto avevo appena preso una pedata nel culo… Molti mi chiedono perché ho detto sì alla Fortitudo. Vero che vivevo e vivo con la mia compagna a Formentera, ma il mio mondo rimane la pallacanestro, ho ricevuto dieci telefonate da dieci squadre diverse tra A1 e A2 e ho sempre detto di no, poi è successo quello che è successo, e da lì ho iniziato a pensare quale fosse la cosa giusta per me. Ho detto alla mia fidanzata che forse me ne sarei andato, e lei – futura moglie, spagnola – aveva già capito. Mi ha chiesto solo se la amo, sapendo che per un po’ non vivremo insieme: in quei 10 minuti non mi sono riuscito a dare risposte, sull’amore per la mia fidanzata e per il ritorno in Fortitudo. Perché sono cose che non possono essere raccontate. Poi, non voglio passare per presuntuoso, ma voglio raccontare che quando presi una pedata nel culo dal mio amico Repesa me ne andai, soffrendo enormemente, rimanendo fortitudino. Andai a giocare a Mosca, e tornai con la Virtus che mi aveva offerto un contratto e una opportunità notevole, passai un pomeriggio con Sabatini, trovai l’accordo, poi ricevetti un sms da uno sconosciuto che diceva ‘non ti vedo in V’. E capii che stavo facendo una stronzata, anche se la Fortitudo mi aveva messo da parte ero rimasto fortitudino. Ho poi avuto la fortuna di trovare un paradiso a Capo D’Orlando, anche se passai dall’Eurolega ad una neopromossa: una culata, sono finito davvero in un paradiso. E io oggi sono qua solo per quella scelta: nel mondo dello sport, e non solo, la coerenza alla lunga paga. E i valori da assorbire sono questi”
La prima impressione, tecnica e caratteriale, sulla squadra? “Oggi non ho allenato io ma Comuzzo, e questo succederà spesso perché per mia filosofia voglio dare spazio al mio staff. Vedere una squadra giocare la domenica, avere la possibilità di vivisezionare le avversarie, è sicuramente un vantaggio, e io l’ho sfruttato. Quel che fa la differenza però sono le dinamiche, e io questa squadra dovrò viverla, cercare di capire le problematiche di chi gioca peggio e condividerle con chi invece va bene, perché bisogna aiutare chi è in difficoltà. Dare giudizi ora è banale, e sarebbe superficiale: voglio vivere questa squadra a colazione, a cena, nello spogliatoio, in trasferta, e capire da dove nascono quei pochi problemi che ha chi è secondo, e non sta certo retrocedendo. Vero che, anche a causa dei problemi di salute di Boniciolli, si è recentemente balbettato, ma non ci sono enormi problemi da risolvere: qualcosa da migliorare certo, come qualsiasi squadra, ma non sono preoccupato. Avrò bisogno di qualche giorno, o qualche settimana. Io ho voluto fortemente il contratto per il prossimo anno, perché il mio lavoro, da oggi, non può esaurirsi alla fine di questi playoff: sono molto contento di poter continuare il percorso di Matteo, ed è quello che farò mettendoci del mio, poi il prossimo anno, toccandomi sperando che la categoria cambi, farò invece fin dall’inizio ragionamenti miei. Ma siamo in una botte di ferro, la squadra è buona ed è fin qui stata ben allenata. Poi la Fortitudo deve, per forza di cose, giocare la A2 per essere promossa, e ci sta che ci possa essere allarme se le cose non vanno benissimo”
Le tue prime sensazioni di campo, rivedendo ex compagni o avversari? “Intanto bello rivedere Fultz e Mancinelli, con cui avevo già giocato. Io conto molto sul rapporto umano con i miei giocatori, ho parlato con quei due perché sono gli unici con cui ho già esperienze, ma poi normale che io parli con tutti. La mia parte di giocatore deve rimanere dentro, mi deve restare per tutta la vita e da allenatore la devo sfruttare. Poi dovrò essere più cinico, in una squadra con età avanzata e che ha tanta esperienza. Vorrei pressare di più, ma dipende anche dai giocatori, perché se lo chiedessi al me giocatore direi una cazzata. Spero di riuscire a mettere le cose a posto”
Ti pagheranno in camicie, viste quante ne strappi? “Troveremo un fornitore”
Alleni sempre squadre dove hai già giocato. “Ma non lo farò più, dovrò ogni tanto aumentare il cinismo, essere calcolatore e farmi condizionare meno dalla partita, cosa che da giocatore dà vantaggi ma non da allenatore. Cercherò di non strappare camicie, di vivere meglio la panchina, farò allenare Comuzzo la domenica come ho fatto anche a Varese. Ci sto lavorando, su questo aspetto, che dà vantaggi ma qualcosa lo toglie”
Come è stata la prima chiamata di Boniciolli? “Intanto mi ha salutato, e abbiamo parlato in dialetto triestino. Molto carino, gli fa onore in assoluto come fortitudino vero, e forse anche per un po’ di affetto nei miei confronti. Ci siamo sentiti spesso, più di quello che faceva lui perché di quel che facevo io a Formentera non gliene fregava niente. Mi ha parlato di tutto e di tutti. Intanto mi sono tolto da Facebook, che mi ha un po’ rotto i coglioni: come diceva Schopenhauer, la stima di chi ti sta intorno non è quella che pensi tu, perché la gente non ha gran stima degli altri e tu invece pensi il contrario. Nei social tutti massacrano tutti, è una porcata gigantesca, e lo sport non ha bisogno di questo. L’altro giorno sentii uno sportivo dire che, in tempo di guerra a casa sua, era stato fermato da una persona a dirgli che vederlo gli dava le uniche soddisfazioni del momento, invece a leggere i social sembrano tutti frustrati: ecco, a Bologna non mi toccherà, perché io non lo vivo, così come non mi fanno impazzire gli amici che mi vengono a trovare a Formentera e passano il loro tempo a postare foto. Nello sport può esistere il bar, dove davanti ad una birra puoi esprimerti, e noi personaggi pubblici dobbiamo capirlo, ma sui social è tutto esagerato”
Hai molte attenzioni attorno. “Mi ero ripromesso dopo Varese di non andare in un posto dove ero legato sentimentalmente, e infatti sono qua.. la mia fidanzata ha capito quanto avevo sofferto là, dicendo che non lo avrei mai rifatto. E invece è la terza volta che alleno dove ho giocato, forse è qualcosa di bello perché vuol dire che se torno la gente è contenta, sono visto quasi come un bravo ragazzo, uno da riaccogliere. Dopo allenerò a Mosca e chiuderò il cerchio. Di recente ho seguito Gattuso, di cui ho – come tutti – una venerazione: sta facendo cose straordinarie come allenatore, non avesse quel nome e quel background staremmo a parlare di un fenomeno. Poi, che abbia in più carisma e personalità è vero, ma è soprattutto un grande allenatore. A Capo D’Orlando ci dissero che, fallendo sicuramente Siena, sarebbe bastato il secondo posto per la promozione, e noi battendo Verona in semifinale abbiamo festeggiato, però gente come Basile e Soragna non si sarebbe accontentata, e infatti siamo andati avanti. Dopo sono andato a Varese, giocandomi passato, presente e futuro, con qualche difficoltà e iniziando a vivere in un tunnel, mettendomi poi da parte perché consideravo Varese più importante di me in una situazione, comunque, non catastrofica. Ma a me non importa una beata pippa essere visto come un buon allenatore: conta che la squadra giochi bene, e non perché io debba dimostrare chissà cosa. Torino ha chiamato Soragna per avere informazioni su di me, e lui ha ripetuto che io metto la squadra sempre davanti alle mie cose. Io non dirò mai che la squadra non ha seguito piani tattici, al massimo dirò che sono i giocatori che non sono riusciti a farlo, davanti ad avversari che questi piani li ha fatti saltare. L’allenatore serve solo per mettere le cose insieme, per far sì che i giocatori si accettino reciprocamente, e questi possono incazzarsi con il coach solo se non vengono fatti giocare, perché così non possono dimostrare il proprio valore”
Di questa A2 cosa sai? “Ci ho già allenato, più o meno non è cambiata. La vera differenza con la A è il numero di stranieri, poi ci sono squadre forti e meno forti, ma le cose non sono cambiate. Io non vorrei allenare sette stranieri americani, e non perché siano americani, ma perché hanno un background cestistico tale per cui allenarli non è facile, non ci sono abituati, mentre in Europa l’allenamento è fondamentale. Io devo essere bravo a farli lavorare bene, perché questa squadra non è tanto giovane, ma i giocatori proprio per questo devono rendersi conto che il fisico va maggiormente curato. Ah, ultima cosa, voglio riportare Abele Ferrarini anche se ci hanno chiesto un milione”