Partiamo subito dai numeri, così per spiegare meglio le cose e venire al nocciolo. Se domenica la Fortitudo vince, si porta ad effettive 4 vittorie di vantaggio rispetto alla Rivale. Se perde contenendo lo scarto dell'andata (5 monetine), il vantaggio sarà di due vittorie. Se ci sarà -6, allora resterà una, sola, vittoria di divario. E' abbastanza chiaro, quindi, che la partita con Montegranaro non sarà decisiva in caso di sconfita visto che del margine ne rimarrebbe. Ma che, in caso di vittoria Fortitudo, ci sarebbe non di che iniziare i festeggiamenti ma, se non altro, provare ad avvicinarsi al frigorifero per tenere lo champagne a portata di mano. D'altra parte, la classifica parla chiaro: la Rivale (e se ne è impiegato, del tempo, per eleggerla tale dopo mesi in cui non si capiva se fosse meglio guardare Treviso, o Udine, o Forlì) fin qui ha fatto 18-4, ma è giustificata a strapparsi i capelli per come, pur davanti a cotanto record, non possa che guardare dal basso chi, invece, con 20-2 vola a quote ancora più alte. Di riflesso, se non ci fosse stata la Rivale ad emergere, ora Bologna avrebbe tanto di quel divario da potersi già permettere di prenotare le ferie. Insomma: sfida ad altissima, altissima quota.

La Fortitudo ci arriva dopo aver disinnescato la minaccia Mantova, divenuta tale per l'insidia dell'infrasettimanale (citofonare Udine) e, soprattutto, per due assenze che hanno fatto saltare il piano Martinico di minutaggi spalmati: fuori Mancinelli, a riposo precauzionale Sgorbati, forse si sarebbe preferito evitare di trentellare l'utilizzo di quasi tutto il quintetto. Ma si presume, si spera, che l'adrenalina del quasi match point faccia buttare cuore e mente oltre l'acido lattico. Dimenticando che il secondo tempo padano non è stato il migliore possibile, e che ad un certo punto la Effe è sembrata quasi melinare in attesa del quarantesimo: di certo, continuare a mordere sul +22 del 21', di mercoledì, sapendo quel che capiterà domenica, non era facile. Non si è morso, si è gestito, e allora via di Poderosa. Sperando che la voglia di fare festa non porti ad eiaculatio precox o altri errori di sbaglio.

Montegranaro, quindi. Si aspetta da mesi che l’imprevista outsider scoppi, in realtà fin qui non è mai successo, e ci sta che, come si suol dire, se siamo in ballo balliamo anche se nelle previsioni di inizio stagione una promozione non era minimamente ipotizzata, con annessi e connessi: si sognava una salvezza senza playout, e ora si viaggia ad un record di 18-4 che sarebbe clamoroso, se non ci fosse la F a fare ancora meglio. La Poderosa ha costruito il suo fantastico bilancio soprattutto in trasferta, dove se ne è persa una su undici (una su undici, di un punto, a Verona), mentre in casa qualche sbalzo c’è stato: Bologna, ma anche Piacenza e Treviso, tutte una dietro l’altra a novembre. Insomma, alla fine basta una cifra sola: Montegranaro è in serie positiva da 11 giornate, cosa che non è successa mai nemmeno alla Fortitudo, che di consecutive ne ha fatte 9 prima e 8 poi. Agli ordini di Pancotto, allenatore per forza di cose non ricordato al meglio da queste parti, Montegranaro è la seconda difesa del girone, l’asse guardia-lungo americana con Corbett a fare 19 di media e il 41% da 3, e Simmons a fare 12 punti e 9 rimbalzi. Dirige Mattia Palermo, ci sono degli ex giovini bolognesi (Petrovic, 4 punti in 9 minuti, ma soprattutto Mastellari, 5 punti in 14 minuti), ma soprattutto il carisma di Valerio Amoroso, 38 anni e mezzo, 11 punti, 6 rimbalzi, 3 assist, finora molto più delizia che non croce, conoscendone le bizze agonistiche.

( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI