Trapanata in lungo e in largo in un terzo quarto iniziato con dolori tipo parto, la Fortitudo riemerge da un atroce -12 facendo quello che meglio le viene, ovvero stringere i denti, difendere come se ad ogni azione ne andasse della propria esistenza, e con un parzialissimo dal 27’ in poi riesce a matare la più accreditata Verona finendo anche in gloria senza bisogno di particolari bypass per i propri tifosi. Inaspettata per quanto visto prima del cambiamento di ritmo, la prima vittoria bolognese in campionato chiude l’esilio riminese e risolleva animi che, forse, sul 48-60 non erano del tutto felici e contenti.

Si parte con tanto di quel dominio sotto le plance che Bologna potrebbe andare in doppia cifra di rimbalzi offensivi già nella prima azione, ma il tutto non si tramuta in vantaggio, visto che troppo spesso Cortese viene lasciato libero per tripleggiare, per cui la mucca viene munta ma il secchio viene calciato. Batti e ribatti, Raucci non fa veder boccia a Rice, solito turnover già dopo i primi minuti, risveglio autunnale di Sorrentino e parità generale, sirenata a quota 20 al 10’.

Con tanta panchina in campo si riparte congelando per un po’ il punteggio, prima del triplice cambio boniciolliano ad aggiornar quintetto mentre Rice tira ad ogni azione, forse chiede palla anche quando è in difesa, e qualcuno inizia a metterne. Solo lui, diciamo, in un contesto dove in entrambi i lati del campo non è che ci sia poi tanta fertilità. Prova a sbloccarsi Carraretto, ma l’impressione è che oltre a Radic, là davanti, ci sia poco di costruito e molto di approssimativo. Ergo, qualche libero e Verona arriva al 20’ avanti, 37-34.

Si dovrebbe provare a tenere il tutto a ritmi bassi eccetera, ma tutto si complica quando Verona, fin dai primi vagiti di quarto, fa capire di avere discreta dimestichezza con le triple. Parte la doppia di Cortese, continuano gli altri, e pur facendo meglio davanti Bologna è nella condizione di chi ne fa 2 ma ne becca 3. Per cui in pochi minuti il punto a punto del primo tempo viene rimpianto, davanti ad una Scaligera che arriva a +12 (60-48) provando ad impostare la partita in un altro modo rispetto a quel che era stato. Però, come già visto in altre occasioni, toccato il fondo la Fortitudo si mette a difendere più di ormoni che non di tattica, e con un po’ di denti digrignati riesce a riprendere il filo del discorso e a controparzialare fino al 60-57 del 30’.

L’orgasmoteca continua, facendo sudare anche solo i singoli passaggi a Verona e trovando altre polluzioni in Sorrentino. Il break arriva fino al 16-0 complessivo, per il 64-60, ma con gli ospiti che di fatto abdicano da qualsiasi cosa che non sia il tentar triple si riesce a tener botta accorgendosi pian piano che la strada non sembra del tutto complicata. Tutto sta nella difesa, nell’uscire da ogni blocco con la voglia di allungare le proprie cellule pur di arrivare al proprio uomo, e con i 2564 dichiarati a far da classico sesto uomo il divario si allarga, facendo 74-65 a 90” dal termine. Serve il gioco partita, arriva tripla di Flowers per il 77-67, e allora che sia almeno parzialmente solatia, questa Romagna.

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