Il coach Fortitudo Antimo Martino è stato ospite questa mattina a Scusate l’interruzione, programma di Radio Nettuno presentato da Simone Motola e Marco Merlini.


Tutti conoscono la tua storia recente, ma prima? “Il basket è sempre stato parte della mia vita, mi sono appassionato da piccolo, ho giocato nelle giovanili ad Isernia, poi mi sono trasferito a Roma per motivi di studio, ma intanto ho iniziato un percorso da allenatore che è stata la base del mio cammino”

Martino che giocatore era? “Guardia con buon tiro, credo con buona comprensione del gioco”

C’è basket in Molise, quindi. “Potrei dire che il Molise non esiste… scherzi a parte, c’è stata tradizione, anche se non in serie A. E giocatori locali interessanti.”

Il primo contatto con la Fortitudo pare ci sia stato in Coppa Italia l’anno scorso, a Jesi. “Fu una semplice chiacchierata di basket, ricevendo i complimenti dello staff e di Pavani dato che eravamo nello stesso albergo. Dopo la partita, con umori diversi, questo mi fece piacere”

Il derby: tecnicamente, era opportuno accettare l’invito viste le differenze di organico tra squadra di A e A2? “Da allenatore vedo aspetti positivi: giocheremo contro una squadra dall’organico importante, strutturata con giocatori di livello europeo, e quindi sarà difficile, ci dovremo adeguare, e ci confronteremo con un livello superiore a quello che incontreremo in campionato. Poi sarà il nostro esordio al Paladozza, in una giornata particolare dato che nessuno può negare che non sarà una amichevole comune, e quindi sarà la possibilità di respirare l’atmosfera del palasport, e capire la consapevolezza di dove siamo e saremo. Preferisco farlo in una amichevole che non in seguito, come in Supercoppa con Tortona. Il Paladozza emoziona, per gli esordienti ma non solo, e il derby darà sensazioni anche superiori rispetto a quelle che saranno con Tortona, anche se avrà meno importanza. E penso che anche Sacripanti capirà che è una amichevole dove sperimentare e che non dovrà essere caricata di ulteriori significati”

La vostra squadra, a parte Fantinelli, non ha veri giocatori da uno contro uno: è una scelta figlia del basket attuale, dove si cerca più il tiro da fuori che non la penetrazione? “La costruzione della squadra è stata fatta seguendo presupposti ben definiti, ovvero i giocatori sotto contratto che sono stati confermati, e a questi andavano aggiunti giocatori complementari. Io lo scorso anno contro Bologna ho riempito l’area, cercando di coprire il post basso di Mancinelli e quelli che erano i punti forti della squadra. Leunen sarà funzionale a Mancinelli, Benevelli sarà il quarto lungo, sul perimetro ci sarà Hasbrouck e dalla panchina Venuto. Ognuno, quindi, serve per dare qualcosa e per esaltare le caratteristiche dei compagni. Poi l’uno contro uno, con le giuste spaziature, potrà esserci senza obbligo di avere una sola soluzione finale”

Che impostazione di squadra sarà, visto che manca un 5 vero? “Leunen in A ha fatto il 5 tattico, ma la scelta è stata valutata, ponderata, per avere qualcuno che potesse coesistere con Mancinelli. A Ravenna ho sempre avuto un 5 verticale ma un 4 come Masciadri che apriva il campo: le squadre vanno fatte con logica, e insieme a Carraretto abbiamo cercato qualcuno che offrisse soluzioni diverse, legate a Mancinelli. Sarà la squadra a dover ‘mascherare’ la mancanza di un vero lungo. Poi anche le nostre avversarie non hanno, nel ruolo di 5, gente con stazza o atletismo spaventoso. Non dimenticando che dalla panca parte Pini, che in A2 può fare bene. Ma Leunen in A marcava i lunghi: perché qui non potrebbe marcare i Candussi e simili?”

Quali allenatori le hanno insegnato di più? “La risposta non è politica né benevola, e può essere solo quella per cui ho cercato di apprendere da tutti. Ogni allenatore ha le proprie caratteristiche e mentalità, io ho sempre cercato di rielaborare ogni cosa facendomi, poi, una mia propria idea di pallacanestro”

Hai avvertito un bisogno di normalità nella piazza, dopo che con il vulcanico Boniciolli spesso si andava su climi polemici e frizzanti? “No, siamo su una piazza particolare, con entusiasmo che – a volte negativamente – raggiunge punte molto elevate. Le tensioni vanno stemperate, le società forti devono essere capaci di sminuire i problemi ed evidenziare le cose positive. Le polemiche vanno risolte in casa, perché le piccole tensioni disperdono energie. Noi dobbiamo focalizzare sul campo, sulle cose che possiamo controllare, il resto non può essere ignorato, non possiamo cambiare la passione della gente, ma senza essere da questo condizionati. E chiedo ai tifosi di collaborare: non esaltare ogni piccolo problema, altrimenti si perdono energie”

Il giocatore più forte che hai mai allenato? “A Roma ne ho avuti tanti, il valore affettivo mi porta a Datome, spettacolare, grande protagonista che ho visto crescere dopo che a Siena aveva perso sicurezze. Lavorava in modo che a tanti giovani, oggi, sfugge.”

Una qualche gag da spogliatoio avuta in carriera e raccontabile? “Lo spogliatoio è sacro, ed è giusto che tutto quello che accade, simpatico o meno, non esca fuori”

Qualche problema, però, con giocatori anziani dato che tu sei partito molto giovane? “No, anche se di giocatori più vecchi di me ne ho avuti. Ma il mio approccio è sempre stato lo stesso: ci sono ruoli, competenze, chi allena allena e chi gioca gioca. Non penso all’età di chi alleno.”

Vista la struttura atletica e anagrafica, si rischia di soffrire a rimbalzo e di non fare contropiede? “Leunen prendeva 7 rimbalzi di media in A, qui potrebbe anche migliorare. Non abbiamo preso un americano verticale, un saltatore, perché cercavamo un giocatore diverso: un verticale poteva darci qualche cifra in più ma avremmo perso in altre cose”

La tenuta fisica di Rosselli e Mancinelli? “Ho letto che siamo una squadra che o vince subito, o nei playoff possiamo anche non presentarci. Detto che io sarei disposto ad essere promosso in qualsiasi modo, non sono d’accordo: per come ci stiamo allenando, per le mie abitudini, visto poi che Rosselli era quello che negli scorsi playoff correva di più, o che due anni fa con la Virtus mi ha distrutto, mi sa che ci stiamo ponendo problemi che non ci sono. Con le ritmiche dei playoff, meglio giocare spesso che non allenarsi ogni giorno, ma faccio anche presente che Rosselli, come anche gli altri, non giocheranno 35’ di media ma un minutaggio adeguato al basket attuale”

Tifato per qualcuno in particolare? “No, ho sempre seguito in modo distaccato senza avere una mia squadra specifica. Nel calcio simpatizzo Napoli in maniera molto tranquilla, perché mi sono innamorato di Maradona vedendolo allo stadio da bambino”

Seguivi Basket City ai tempi di Danilovic eccetera? E cosa è cambiato da allora? “Non si poteva non seguire, visto il livello e i giocatori che c’erano. Il basket è cambiato in modo evidente, è cambiata la velocità, l’uso del tiro da 3, i 24” che hanno velocizzato il ritmo, c’è un altro atletismo e i lunghi che ora sono un’altra cosa. Possono difendere sugli esterni, aprono il campo, offrono opzioni che anni fa erano impensabili.”

Nel basket esiste una “Coverciano” come nel calcio? “Ci sono degli step, con le riunioni di Bormio come punto finale. Sono corsi dove si possono ascoltare direttamente allenatori importanti, e dove si può costruire una propria metodologia.”

Le avversarie: Udine, Treviso e Verona, quale può essere la più dura? “Non lo so, i valori si vedranno in campionato. Queste sono le tre squadre uscite dal mercato con roster profondi, poi non è da escludere qualche sorpresa come succede ogni anno. Io penso alla mia Fortitudo”

Cento come mina vagante? “Ha giocatori importanti, White in questo campionato può avere un impatto notevole, e anche come italiani non ha una squadra da tipica neopromossa. Poi vedremo il responso del campo”

Quanto è importante che la Nazionale possa partecipare ai Mondiali? “Tantissimo, la Nazionale è il traino del movimento e servirebbe a tutti. Speriamo di raggiungere l’obiettivo”

Fantinelli giocherà nel derby? “Sì, ieri con la maschera ha giocato l’amichevole. Ha una frattura composta, ma la maschera serve per evitare altri problemi, e non solo per il derby…”

Era proprio impossibile portare Grant da Ravenna? “E’ un giocatore che potevamo prendere come tanti altri con le sue caratteristiche, ma come ho già detto lui non c’entra niente, se accanto ha Mancinelli”

Chi ha impressionato di più fin qui? “Sono contento in generale, sia di quelli che già conoscevo che gli altri. Abbiamo tante qualità, dobbiamo essere concentrati e il talento verrà fuori”

Tra i giovani si sta mettendo in luce Matteo Franco, può essere il nuovo Candi? “E’ presto, non abbiamo fretta. Si allena, è concentrato e ordinato, e con gli altri giovani sta aiutando tanto.”

Rosselli potrà giocare da play, in qualche situazione? “Ha sicuramente nelle sue capacità anche il playmaking, sa passare la palla e conosce il gioco. Ha come la necessità di sentire la squadra, non è una qualità che voglio togliergli, ma è anche vero che con Fantinelli e Venuto abbiamo giocatori che possono organizzare la squadra, e Rosselli può essere utile sul pick and roll senza perdere energie nel portare su la palla. Se poi a volte lo vorrà fare, avrà comunque un senso e non sarà improvvisazione”

La scelta di Venuto? “Volevamo un giocatore di impatto che uscisse dalla panchina dando aggressività e pressione, e sugli scarichi può fare canestro anche se viene da una stagione senza grandi percentuali. Ma due anni fa giocava 35’ da titolare in chi ha vinto il girone Ovest… Averlo come cambio è un gran lusso”

A Bologna ci sono più allenatori che nel resto d’Italia. “E’ così ovunque, qui forse solo poco di più perché la gente che segue il basket è di più”

Una idea per far conoscere i giocatori ai bambini piccoli, magari dopo un allenamento? “Non sarebbe male, ma vedo che la società è molto aperta, ha tante iniziative e a queste cose è sensibile. I nostri sono disponibili, lo sono già stati, è una cosa che deve organizzata a livello superiore”

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91