Zare Markovski, coach della Virtus che nel 2006-07 raggiunse la finale scudetto, è stato intervistato da Walter Fuochi su Repubblica.
Un estratto delle sue parole.

Quali ricordi del primato del 2006? Bellissimi, ovvio. E un immutato affetto per la Virtus. Di più, sono geloso che qualcuno mi abbia eguagliato. Ma pure curioso di vedere quando la Virtus tornerà a quei livelli. L'avevo lasciato in Eurolega, o no?
Dopo però lei non fu non confermato. Partirono le gite enogastronomiche, ricordo. Non andarono benissimo.
Era una Virtus outsider, diversa da quella di adesso. E questo mi inorgoglisce e mi emoziona ancor di più. Non era stata costruita per vincere, ma conquistò la sua gente per ciò che faceva in campo. Finimmo tutti inceronati, ma competitivi. Tre finali, quell'anno. Scudetto, Coppa Italia, Eurochallenge. Indimenticabile.
Quell'anno la Virtus battè la Milano di coach Djordjevic. Ne vincemmo 5 su 7 con loro, Sasha aveva avviato il viaggio che oggi è davanti a un'occasione definitiva per la sua carriera. Occasioni ne ha già avute, dal Panathinaikos al Bayern, ma sarà questa Virtus il gradino decisivo, dirà a quale livello salirà come coach. Lia la testa giusta, da grande professionista, in campo e fuori. E a me sta pure simpatico.
Che Virtus vede? Cosa manca? Potrei dire nulla, solo una normale evoluzione della sua forza. Sarà decisivo come crescerà in difesa. Ha talento in attacco, un talento palese, per 80-85 punti ogni partita: non sarà l'attacco il suo problema. Ma come limiterà quello altrui, nei momenti chiave della stagione.

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