Bologna, 20 marzo –

Ai microfoni di Eurolega è stato intervistato Nico Mannion, che ha parlato della sua esperienza di vita, del supporto della sua famiglia e tanto altro: “In realtà, quando sono nato, mio padre era cittadino italiano, quindi tecnicamente sono nato da due genitori italiani. Mio padre stato qui già per 13 anni, ora parla correntemente e ha abbracciato la cultura proprio come ho fatto io crescendo. Ho trascorso un mese di ogni estate a Roma. L’intera famiglia di mia madre vive ancora a Roma. Penso che mia madre abbia fatto un ottimo lavoro per mantenere la cultura italiana. In America, per esempio, le cene di famiglia non sono una cosa importante. La gente vive la propria giornata, mangia quando può. Mia madre ha fatto in modo che ci sedessimo insieme ogni sera come una famiglia. Lei cucinava o mio padre grigliava, ma ci sedevamo insieme come una famiglia. Naturalmente si cenava più tardi, come gli italiani. Agli americani piace mangiare prima. Quando ero piccolo e iniziavo a parlare, mescolavo le lingue, perché non sapevo la differenza tra l’italiano e l’inglese, perché le sentivo entrambe. Crescendo, mia madre mi parlava solo in italiano e mio padre in inglese, e così ho imparato a separarle. Non ho mai imparato una lingua, ma ho dovuto imparare a separarle, il che è stato interessante. Mia madre è una tosta, è super competitiva. Entrambi i miei genitori erano atleti, ovviamente, e credo di aver preso il mio lato competitivo da entrambi, ma mia madre è molto competitiva, giocava a pallavolo. Con mio padre ho sempre detto scherzando che lòa mia capacità atletica l’ho presa dalla mamma, lui non è così atletico, per prenderlo in giro. È la mia roccia, una delle persone migliori che abbia mai avuto intorno. Mi è vicina nella buona e nella cattiva sorte, è davvero il mio sostegno. Per me è come una superdonna, può fare tutto. Mi raccontava storie e mi diceva: ‘Ti piacerà laggiù’, perché quando ho deciso di venire qui mi diceva quanto gli piacesse e diceva che arrivato qui non sarei mai voluto tornare negli Stati Uniti. Non ha torto, anch’io amo questo posto. Non si sa mai dove la vita ti porterà e io ho avuto la mia parte di alti e bassi. Avere quella mentalità aperta, sapere che ci sarà sempre un giorno più luminoso e anche sapere che quando stai avendo una buona giornata puoi pensare ‘Va bene avere una brutta giornata o non sentirsi bene un giorno’ ti aiuta per tutto. Non c’è niente di definitivo, bisogna prendere il buono e il cattivo, andare avanti passo dopo passo e continuare a lottare e a fare ciò che si ama fare.”

L’intervista integrale sul sito di Euroleague

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