“Non parlo nemmeno in casa, di Treviso, e se mio figlio chiede dove sta, gli rispondo che è vicino a Imola”. Antimo Martino può ritirare fuori gli atlanti in casa e dare risposte geograficamente più corrette alla prole, dopo aver matato il derbyno senza nessun problema e dato una ulteriore dimostrazione di come, questa Fortitudo, quando è in giornata sia praticamente ingiocabile. E diventa anche difficile, visto cotanto dominio, tenere i piedi per terra e non pensare che sia tutto già fatto e finito. In effetti non c’è nulla di fatto e finito, ma… ci proverà Menetti, domenica, sempre a mezzodì. Poi, chissà.

Si parte con Bologna che riesce anche, nello strozzare a metà campo la precaria regia imolese, ma i recuperi non portano ad una immediata fuga perché i pochi buchi difensivi permettono all’AC di restare in zona. Torna in campo dopo duemila anni Mancinelli, ma a fare la prima differenza è una fustigata di Cinciarini: 3x3, e alla fine in un modo o nell’altro il primo quarto si chiude con un divario più adeguato alla differenza vista sul campo. Ed è 24-14 al 10’.

Bologna gioca con scioltezza, forse troppa, anche se di fatto Imola vive dei suoi due USA e null’altro trova – e forse nemmeno cerca – dagli italici. Bowers e Raymond si appropinquano fino al -5 (34-29), ma in pochi minuti la Fortitudo, ripartendo dai recuperi e terminando con il solito giro di palla immune da macchie, scaraventa un’altra martellata di quelle che fanno male: 5 triple, e 53-36 al 20’.

Si ventella di inerzia (61-41), poi c’è un umano calo di tensione, si perdono in due azioni lo stesso numero di bocce perse nei 24’ precedenti, e Imola trova in Rossi una alternativa al duo transoceanico: c’è il -14, c’è qualche urlaccio di Martino per ridare la scossa ai suoi, e pur mantenendo una eccessiva leggerezza difensiva, se non altro, Benevelli risponde con due triple tenendo sempre una distanza di tutta sicurezza tra capoluogo e provincia. Tutto liscio, 77-60 al 30’.

Due palloni recuperati, due contropiedi, e ventello rimesso in totale semplicità sul tabellone. Il resto è un lunghissimo garbage time, con la platea a festeggiare, con Ugo a centellare, e a sognare quello che sarà. Chiedere di restare sobri, oggi, è la cosa più complicata per la truppa biancoblu.


( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )
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