Verona beat, cantavano gli scaligeri Gatti di Vicolo Miracoli tanti, tanti, tanti anni fa. Beat Verona è invece la ritmica che spegne la serie positiva degli ospiti, e aggiunge un altro tassello alla cavalcata Fortitudo verso la promozione. Con gli scaligeri che ora dovranno nelle prossime 14 partite vincerne 5 in più di Bologna per superarla, ma soprattutto con i Martino’s che, temendo le triple altrui, alla fine matano i gialloblu con le armi che avrebbero dovuto metterla in crisi. Rendendo il big match della giornata, alla fine, quasi ordinaria amministrazione.

Si parte con chiromanti a studiare il perché di mani così spuntate, e (Leunen a parte) tiri da fuori che sono mattonate per provare la resistenza dei tabelloni. Nella viscosità di attacchi frettolosi e passaggi squilibrati, Verona sopravvive con Candussi ma la Fortitudo ha Cinciarini subito attivo con 7 filati – anche due liberi al gong che fanno imbufalire Dalmonte – che sono poi i 7 di differenza al 10’, masterizzato sul 17-10.

I punti consecutivi del numero 5 arrivano a 12, così come lo scarto, e la doppiata Verona deve iniziare a metterla da fuori per riemergere dal 24-12 del 12’. Però Bologna concede tanto a Candussi e nulla agli altri, e migliorando la propria fluidità realizzativa la doppia di vantaggio permane per un po’, gestendo senza apparenti pressioni fino al 43-32 del 20’.

Qualcosa viene concesso dietro, anche se certe azioni senza ritmo di Ferguson non sono poi facili da controllare, ma quando Verona arriva sul -7 si scatena la contraerea di Lassie, che pone 4 croccantini da 3 nel canestro altrui scavando tanta roba tra le due truppe. Anche assist per Leunen e 67-49 di highest. Troppa grazia San Zeno, doppia tripla Amato-Severini, 69-57 al 30’.

Ci si mette anche Venuto ad infilare bombe quasi alla cieca, quattro di fila, spianando la strada verso il minuto numero 40. Si continua la mattanza, c’è il gol finale di Ugo, tutti a casa felici e contenti.


( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )
2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI