Vittoria doveva essere, magari senza dover particolarmente spremere i titolari, e alla fine vittoria è stata. Con una situazione tale per cui anche 40’ di vantaggio contro Piacenza non siano stati del tutto brillanti, dato che Martino ha trovato le solite risposte dai granitici titolari, ma qualche sbavatura eccessiva dalle sue seconde linee, con dei plus minus (Benevelli e Sgorbati -13, solo per statistica) a spiegare come il rovistar di cambi, per una volta, abbia portato anche a cali di tensione. Ma alla fine è arrivata la vittoria, nessun eccesso di minutaggio, e tutti a Mantova, alla ricerca di nuove vittorie.

Si parte con emozionante minuto di raccoglimento (preceduto da striscione) per il lutto di Hasbrouck, poi è partita quasi continuando la vendemmia jesina: tripla, tripla, tripla, e Piacenza quando inizia a capirci qualcosa è già 4-17 in nemmeno 5’. Segna Hasbrouck nel tripudio, Rosselli smazzola, e c’è un minimo di equilibrio solo quando Murry prova in proprio. Comunque, facendo canestro spesso e volentieri, è 27-17 al 10’.

Più attrezzata davanti che non dietro, la Fortitudo continua a tenere il ritmo alto, segnando ma – ahilei- facendo anche segnare: Ogide e Murry faranno gara da soli ma la fanno bene, riavvicinando Piacenza fino al 42-37 del 17’. Merito loro, qualche rientro rilassato, e Martino deve tornare a bussare ai vip per rimettere luce tra le due barche: controparziale, cesto sempre molto largo davanti ma ristretto dietro, 53-39 al 20’.

Sempre abbastanza sciolta in attacco pur non trovando più triple, la Fortitudo va avanti con pilota semiautomatico contro una Piacenza che, legione straniera a parte, poco riesce a mettere di davvero pericoloso. Quindicina di punti sempre da una parte all’altra, qualche borbottio per infrazioni di passi non sempre accettate dalla platea, ma ordinaria amministrazione se ce n’è una per il 73-59 del 30’.

Se Martino vuole cercare il pelo nell’uovo, lo trova nella poca reattività del suo secondo quintetto, così come era stato nel secondo quarto: leggerezza, un po’ di confusione, e Piacenza che prova a capire se ci possano essere spiragli per riaprire la porta. Si torna per un attimo a differenza con cifra singola (79-71) quando devono essere richiamati Hasbrouck e Leunen: è soprattutto il secondo a mettere ordine e disciplina, e arriva il parzialone che chiude tutto quello che poteva essere rimasto aperto. Gioco, partita, incontro.


( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI