E allora evviva la Germania, evviva l’Islanda, evviva il Molise, per una Fortitudo che torna a vincere dopo calende e fa rifiatare un ambiente che, in caso di ennesima sconfitta, sarebbe diventato roba da necessitare l’invio di Dante e Virgilio per descriverlo. Vittoria del gruppo, dove più o meno tutti recepiscono la necessità di sbucciarsi le ginocchia e lanciare le proprie mani a recuperar palloni laddove le braccia non arrivano: vero che Pesaro è di quelle cose da far sbattere la testa contro il muro ai propri tifosi, però senza tre giocatori e con un esercito di scimmie sulle spalle, va bene così eccome.

E ora via al totonomi, con l’obiettivo Durham che dipende dalla volontà di Amburgo di liberarlo, e in seconda battuta Kalin Lucas, 32enne che ha appena concluso la regular season a Portorico con i Gigantes de Carolina, senza qualificarsi per i playoff e fatturando 17 punti e 9 assist di media.

Applausi immediati per Martino, che liquida l’amletico dubbio su chi tra Gudmundsson e Baldasso mettendoli dentro insieme. E funziona anche bene, specie perché Pesaro davanti non tiene in mano un pallone ed è poi facile girar palla in fretta e andare in attacco dove, malgrado le sciagure di Ashley (0/6 in pochi minuti), Benzing tiene su la baracca facendo doppia cifra in un amen. Si tiene, ed è 20-15 al 10’.

Di due squadre non si fa una che riesca ad approfittare degli appoggi vicino al canestro che gli altri concedono, ma dopo essere stata impattata la Fortitudo riesce a rimettersi davanti perché Richardson trova dei varchi impossibili da ciccare e perché Benzing è in giornata da cavalcata wagneriana. Ashley finalmente la mette, ed è 37-30 al 20’.

Sempre una sfida contro Pesaro è, e sempre Paladozza è: 6 filati di Delfino portano gli ospiti alla palla sorpasso, poi un tecnico a Baldasso carica le ugole e, di riflesso, anche la squadra in campo. C’è dell’Aradori, c’è dell’Islanda, c’è un 52-41: Pesaro non si guarda, ma brava è la Fortitudo a mettere le mani ovunque, fino al 58-46 del 30’.

C’è un po’ di paura, ora che l’avventura sembra poter diventare una storia vera, ma Pesaro limita il suo rientro al -6 prima di essere asfaltata da un 10-0 che chiude la questione, manda in visibilio un pubblico Fortitudo che nemmeno più sapeva cosa significasse vincere, e chissà se questo non possa essere il classico nuovo inizio. Martino acclamato, bentornata Fortitudo.


(Foto Ciamillo)

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92