La classica partita dove il gatto gioca con il topo, il topo – pure zoppo – fa bella mostra di sé, ma non può far altro, alla fine, che lasciare il campo con applausi ma non con la vittoria. Però è una Fortitudo solida, quella che tiene testa a Milano per buona parte della gara prima di pagare certe piccole inevitabili mancanze e deconcentrazioni. Non era la partita dove fare punti, ok, forse per un attimo si era anche sognato l’upset, e viste le premesse poteva andare peggio. Non basta, però, per il gol clamoroso.

Canonici cori sulle taumaturgiche lacrime di Messina, standing ovation per Pozzecco, e dopo un impatto non dei migliori c’è quasi solo Fortitudo, in campo: Procida ruba e schiaccia, Durham pendola la boccia nei punti giusti, ed è quasi un mistero come non si riesca a chiudere avanti un quarto (terminato -1, 16-17), dopo tanta razionalità offensiva e volontà difensiva. Magari dopo il massimo vantaggio (12-7) si è perso qualcosa nel chiudere i pick and roll, chissà.

Tornano gli slogan della curva anche se continuano a mancare gli striscioni, specie dopo una ammonizione presa da Messina dopo una lamentazione verso gli arbitri. Ma intanto la Effe conitnua la sua manovra di ragnatela difensiva, e ripreso il vantaggio potrebbe anche andare oltre se Richardson fosse, dalla lunetta, puntuale come dall’arco. E’ comunque 26-19, con lo stesso Malachia a giocare buoni minuti da 4 prima che qualche sbavatura di Aradori e minor impatto al tiro diano 11-0 di break e +4 all’Olimpia. Totè e Durham si trovano come Smith e Orzabal, ma dietro si paga, ed è 39-35 Milano al 20’.

Martino ha giustamente da recriminare su certe differenze dialettiche nei confronti arbitri-panchina, ma deve anche mozzar mani dei suoi che dilapidano liberi, e Milano che sfrutta ogni occasione di deconcentrazione altrui per bollare sornionamente e fare 51-41 al 24’. L’ambiente si sfilaccia, arrivano due antisportivi dopo VAR a favore degli avversari, e per non collassare serve andare a due sederate (nel senso di farsi spazio in post basso) di Aradori che fanno 5 di fila pur con – ennesimo – libero aggiuntivo sbagliato. Spreca Bologna il rientro, spreca Milano l’allungo, 56-50 esterno al 30’.

Arriva subito l’espulsione di Richardson per tecnico (c’era già stato antisportivo in precedenza) dopo un contatto visto fin su Plutone ma non dai fischietti, ma almeno questo sblocca rabbie pregresse, e due triple riavvicinano le squadre. 10-0, -2, poi dopo il possibile sorpasso ciccato da Aradori per la Effe è il classico gol sbagliato – gol preso, controbreak di 11-0 e di nuovo tutto in salita. Non si alza bandiera bianca, arrivano gli applausi ma non basta per riaprirla, passa Milano.


(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92