Uscire da una trasferta vincente così come spesso anelata dal coach, il cui concetto di basta portarla a casa, anche se con un cesto da metà campo carpiato è stato in passato detto e ripetuto, alla fine è la cosa migliore, forse anche meglio di quanto non sarebbe stato se si fosse chiusa la questione Imola con un 10-12 punti di scarto. Ovvero, quello che era stato il divario medio per buona parte della gara. Invece è stata tutt’altra cosa, e oggi ci sarebbe di che parlare di harakiri se non fosse arrivata la tripla, provata e riprovata in allenamento, di un Mancinelli prima blando (su un tagliafuori sbagliato Boniciolli probabilmente gli ha urlato la discografia completa della consorte ma in modalità black metal), poi nervoso, infine esaltato dal gol decisivo.

Perché sono quelle gare che ti danno la possibilità di autocritiche senza però dover piangere sulla vittoria lasciata, tutto qua. E allora, cosa è che non è andato, a fine partita? La benzina, dice Boniciolli, forse con troppa indulgenza non dimenticando che Imola, come panchina, non è che abbia affollamenti e opzioni infinite. Ci sta, come discorso, anche se non può spiegare tutto: forse, il problema vero e proprio è solo uno, ovvero l’assenza di Fultz. Che avrebbe dovuto moderare i ritmi nei momenti difficili, e dare aiuto a McCamey non solo come minutaggio, ma anche come piccola palestra per capire il dove sia finito. Tutte cose assenti, e via di squadra che si è sfilacciata piano piano, dopo tre quarti di attacco ottimo (si navigava attorno ai 90 in proiezione) e chiusura sgualcitissima. Si potrebbero fare accenni sparsi (qualche minuto in più a Pini, ad esempio), ma tutto andrà, sempre e comunque, riletto quando finalmente si potrà avere un quadro più completo della situazione.

Per ora si noti che le avversarie della Fortitudo spesso e volentieri mancano di lucidità offensiva – Imola, come altre, per lunghi minuti ha preferito il tiro da 3 scoordinato all’azione costruita – e che basterebbe loro poco per fare colpacci. Ma, evidentemente, fin qui la Effe ha anche un discreto stellone, almeno in campo, e per ora basta e avanza. Per ora.

Just can’t get enough - Mancinelli, Mancinelli, Mancinelli. Cinciarini, poi. E il sogno di un basket che sia come il tennis moderno, come lo vorrebbero fare: più corto, senza arrivare a fare maratone.

It’s no good - La discontinuità, specie dei due mori, e la poca certezza su quello che possono dare certi cambi. Ieri tra Italiano, Gandini e Bryan, non c’è stato tanto, elidendo la differenza di lunghezza roster tra le due squadre.

RAMAGLI: BRESCIA E' UNA BESTIA DIFFICILE DA DOMARE. NOI DOVREMO FARE IL MEGLIO CON LE RISORSE INTERNE, E SONO CONVINTO CHE CE LA FAREMO
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91