Quasi due mesi dalla fine dei patemi (calcolando il giorno della matematica promozione), e quasi un mese dalla fine della stagione, annesso spareggio scudettino con Roma. In Fortitudo si sta ancora facendo il tour dei festeggiamenti, mentre per quello che riguarda il mercato tutto tace: non abbiamo fretta, dice e ripete spesso Pavani, additando motivazioni sia burocratiche che economiche che di tempistica. Ovvero, società che deve implementarsi per adeguarsi alla massima serie, budget ancora da definire, e altri campionati ancora da chiudersi. E, se vogliamo, anche il dubbio su quella che sarà la formula del prossimo anno: 16 squadre o 18? Quante retrocessioni? Quanto rischio che il campo venga poi azzerato dai conti in tasca alle società?

Di certo, non si può accusare la società di essere tardiva nelle scelte, visto e considerato come il gol della passata estate, ovvero quello di Leunen, sia arrivato a luglio inoltratissimo (era il 30, per la precisione), dopo che erano usciti decine di nomi, e anche un state bboni di costanziana ispirazione da parte della dirigenza. Di certo, bis, qui ora il problema è anche capire cosa fare dei reduci della (ormai) passata stagione, in bilico tra la voglia di essere riconoscenti, le comprensibili richieste di minuti sul campo, l’età che avanza e tutto il resto.

Vari, quindi, i nodi da portare al pettine. La situazione del capitano Mancinelli, che di recente è stato paragonato a Francesco Totti: certo, la bandiera, il record di presenze in maglia Fortitudo (con il beneficio del dubbio, dovremmo essere a 530 apparizioni a referto in gare ufficiali, una più una meno), ma considerando come la fine carriera del Pupone alla Roma non sia stato tutto rose e fiori, magari sarebbe da evitare una specie di lungo addio con tanti NE e insoddisfazione reciproca. Poi, quella degli stranieri, con in particolare il dover decidere su Hasbrouck: Lassie vorrebbe restare, ha dimostrato attaccamento alla maglia e professionalità di primissimo piano, c’è solo da vedere cosa potrà dare in una massima serie dove il ragazzo è già passato (50 partite tra Cantù e Virtus) con alti e bassi.

Poi, tutti gli italiani: quel Rosselli che è sicuramente uomo ancora di primissimo piano in A2 ma che potrebbe trovarsi troppo chiuso nella massima serie, o Cinciarini, altro giocatore che vorrebbe restare, potrebbe restare, e che deve barcamenarsi tra proposte di A2 di alto livello o un ruolo meno di impatto come quello che potrebbe avere nella F che verrà. Fosse per me li terrei tutti, ha detto di recente il Pres, riconoscendo anche che, però, la squadra dovrà essere fatta senza sentimentalismi particolari. E quindi, oggi, stare a disquisire su quali potranno essere le strutture del prossimo anno, le convivenze tecniche di Pini (che in A1 non può non starci) con eventuali altri lunghi, o le nuove responsabilità di un probabile ruolo da titolare per Fantinelli (che dopo tanti anni a dominare al piano inferiore ora non può non provarci di sopra: Carraretto lo dà per certo, comunque) è presto. E giugno dirà tante cose.

( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )

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