Nel giorno in cui tutti aspettavano la “prima”, alla Segafredo Arena è andato in onda un film già visto. Niente esordio per Marco Belinelli, e in campo la “solita” Virtus formato casalingo, giunta alla quarta sconfitta in fila tra le mura amiche. Non capitava dal 1970-71, praticamente da cinquant’anni, il che fa capire - pur nella particolarità del dover giocare a porte chiuse - l’enormità della cosa.
Il solito nervosismo - di vari giocatori (soprattutto di Teodosic) e questa volta anche di Djordjevic, espulso per proteste già nel primo quarto. Il solito pessimo atteggiamento difensivo, la solita rimonta che però puntualmente viene fermata sul più bello, quando finisce la benzina e con essa la lucidità. L’unica novità è che con il vice Bjedov in panchina si è vista spesso una Segafredo coi quattro piccoli, e la cosa ha funzionato piuttosto bene. Djordjevic non fa praticamente mai questa scelta, preferendo quintetti di maggior stazza. Per il resto, poco da salvare, a parte Markovic e Hunter, e qualcosa da Weems, Abass e Pajola.
Alla fine Djordjevic ha parlato ancora di mancanza di umiltà e di arroganza. Gli indizi iniziano ad accumularsi, e la certezza è che di tempo per fare errori ce n’è sempre meno. Il calendario è fitto, e almeno in campionato di margini di errore non ce ne sono praticamente più. Inoltre, bisognerà inserire Belinelli prima possiible. Insomma, la strada bianconera si è fatta di nuovo ripida.

(foto Virtus - Giulia Pesino)

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