Devono giocare i giocatori, devono scrivere i giornalai. E alla fine che post partita sia, per un 77 pari (Mike Bongiorno avrebbe detto gambe di donna, e questa è davvero per intenditori) che rimanda tutto a dopodomani: la Fortitudo ha giocato con il pilota automatico, ed evidentemente la forza mentale di ‘sta squadra è tale per cui senza tre giocatori (Pini ha fatto i primi minuti così per vedere di nascosto l’effetto che fa) e in modalità vacanza, arriva comunque una prova solida e che spiega tante cose. Non quello che può essere il divario tecnico tra Occidente e Oriente, non le differenze tra chi ha vinto di là e chi ha vinto di qua. Ma, solo, che questa Fortitudo non collassa nemmeno se, forse, glielo si potrebbe concedere, amen.

Buona partita, equilibrio per 40’, la strana concezione di dover vedere il traguardo non alla sirena romana ma a quella bolognese che sarà. Di fatto, solo altre 72 ore prima del rompete le righe per la squadra e per l’inizio della rumba su mercato, futuro, arrivi e partenze. C’è davvero poco altro da dire, se non, come detto, l’apprezzare per la millesima volta la serietà e la professionalità di questo gruppo.


In ginocchio da te - Delfino, che alla fine buon che sia arrivato, altrimenti visti gli infortuni Martino avrebbe dovuto chiedere minuti anche a qualche tifoso. Venuto, professionista fino all’ultimo.

Non son degno di te - Non è il caso, dai.

(Foto Gennaro Masi - Fortitudo)

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