E alla fine si deve trovare anche il giusto equilibrio nel raccontarla, la domenica in cui la Fortitudo perde la terza partita su quattro, andando però a far quasi bottinone sul campo di una di quelle che punta alle semifinali. Di certo meglio che con Roma e con Varese, laddove si sono persi punti gravissimi, ma lasciando quell’amaro in bocca per cui si guardano più le parti del bicchiere mezzo vuoto che non quelle mezze piene. Chiaro che arrivare con il tiro del +11, sbagliato piedi a terra da Aradori a pochi minuti dall’inizio dell’ultimo quarto, e poi evaporare nelle battute finali, fa dimenticare tutto il bene fatto prima. E forse è giusto così, perché nel basket vanno bene gli applausi, ma ancora meglio sarebbero le vittorie.

Quello che funziona, in questa Fortitudo, è – e si sapeva – la capacità di trovare punti, di non avere mai dei veri e propri blackout offensivi e quindi di poter garantire che le avversarie non potranno mai addormentarsi. Non una cattiva cosa, se vogliamo. Quello che non funziona, però, rischia di essere il famoso calcio al latte messo nel secchio. Ovvero, la poca autorità negli attimi finali, perché evidentemente Fantinelli (eccellente prima, fin troppo gregario dopo) ancora non ha l’esperienza per le ritmiche decisive, e perché non ci sono giocatori pronti al tiro finale, Banks escluso forse. E l’azione conclusiva, con Aradori ad infognarsi prima di passare la palla a Mancinelli, lo dimostra, così come la scelta di andare a fare fallo a 13" dalla fine, sul -1, con almeno 6" di discrepanza con i ventiquattro.

Infine, come normale che sia, il chiedersi cosa possa mancare, strutturalmente parlando. Detto che andare a chiedere cosa ci possa essere nelle tasche di una società che prima o poi rischia di dover rendere conto a tifosi paganti ma non spettatori – e non certo per colpe della dirigenza – qui è chiaro che mancano due cose. Un po’ di fosforo ad aiutare in regia nei momenti che contano, e centimetri nella posizione di 4. Dove non si può pretendere che Mancinelli usi la Delorean per tornare ai tempi d’oro, e dove tra Withers e Fletcher non si fa un lungo. Basterà l’attualmente presente per la tranquillità? Forse. Per qualcosa di più? Forse no.

La Fortitudo è una regola - 25 assist sono la prova che la squadra si cerca, ma nessuno aveva dubbi. E, come detto, i punti che vengono fatti, sempre oltre gli 80.

Ci stiamo sbagliando ragazzi - La difficoltà di Aradori di ergersi nei momenti finali, dove ci sono più scelte dubbie che gol. O Happ, che per ora pare un giochino stuzzicante ma con il libretto delle istruzioni scritto in cirillico. Poi le problematiche difensive che portano a ritardi e tanti falli (30-17, al netto dei tecnici, 33-11 i liberi) figli più di questi limiti che non di fischietti aromatizzati al mirto. Infine, le scelte musicali: a Sassari si gasano mettendo “This charming man” degli Smiths, a Casalecchio ci si deprime con il reggaeton. Anche qui serve davvero un cambio alla consolle.

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92