31-48 a rimbalzo, ma soprattutto i 20 concessi a Roma, in attacco, sono cifre contro cui si può anche accettare l’idea di oggettiva problematica strutturale come detto spesso e volentieri da Martino, ma è anche qualcosa con cui non si può pensare di andare in trasferta e accettare senza alzare gli occhi dal parquet e provare alternative. La Fortitudo che esce spupazzata dall’Urbe così come lo fu a Varese stavolta non porta a casa il ventello solo per altrui finale relax, e pur con l’alibi delle assenze qualcosa da aggiustare ce l’ha. Fin troppo duro con l’autocritica Martino, perché togliere Leunen (e Sims, dato che alla lunga della coppia Daniel-Stephens a fatica se ne fa uno, specie in trasferta) così all’ultimo non aiuta, ma se attorno si rimane fermi, immobili, inerti, allora il discorso è uno solo.

Ok, questa squadra non è costruita per vincere lo scudetto, non ha giocatori marziani o soggetti per cui fare murales e magliette. Però, se ci si accontenta del solo abbraccio del Paladozza e della voglia di rendere felici abbonati e tutto il resto, lo si dica: magari potrà bastare per arrivare ad una classifica di serenità senza alti né bassi, ma l’idea della incompiuta resta sempre e comunque. In attesa di capire cosa manchi in cabina di regia e tutt’attorno, in un’altra gara dove Bologna in attacco ha fatto benino in avvicinamento e male da fuori, e in difesa ha concesso tanti di quei secondi tiri da rendere sfibrante l’obbligo di dover, ad ogni azione, ripartire daccapo almeno una volta. Ora una settimana di lavoro, in attesa del recupero di Sims: vero che ci sono come detto problematiche strutturali, ma perché al Paladozza si butta il cuore oltre l’ostacolo, e fuori casa invece tutto resta in tasca?


Grande, grande, grande - Dellosto ormai merita di avere qualche minuto anche al Paladozza, dato che finora i suoi tre ingressi sono stati solo in trasferta. Al massimo la voglia di Cinciarini, unico dei big a non annegare del tutto.

Parole, parole, parole - Se l’asse play-pivot non esiste, indipendentemente da quale sia il play e quale il pivot, è come tenere in piedi un libro con la rilegatura del tutto scollata. E le pagine svolazzano via.

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