Ok, doveva capitare, perché l’imbattibilità non è di questo mondo e perché dei segnali di meno freschezza ce li eravamo ben visti nelle ultime uscite. E allora è capitato, che la Fortitudo perdesse, con grande sollievo forse degli ex del 1988 a cui smetteranno di chiedere temi di perdere il record?, mentre è tutto da vedere come la cosa verrà immagazzinata in uno spogliatoio dove la faccenda è inedita da Lizzano ad oggi, escluso l’inutilissimo derby amichevole di settembre. La Effe che ha perso a Piacenza non aveva Hasbrouck, ma non è un alibi: quello che è mancato è stato altro, mentre fin troppo presente un certo nervosismo di fondo, come se forse una volta capito che il film non si stava risolvendo con il lieto fine le teste non fossero state in grado di tornare sul pezzo.

Male un po’ tutti, forse comprendendo il coach: ennesimo tecnico alla panchina, ma in trasferta hanno impatto diverso, specie in una gara dal fischio facile, ma è difficile brontolare su zifolanti che alla fine hanno espulso il coach avversario e concesso 29 liberi a 9 (al netto del fatto che Piacenza in area ci andasse poco) agli ospiti. Specie considerando che i goleador locali sono stati Green e Voskuil, ovvero giocatori forti ma non esattamente imprevedibili. Eppure, tutte quelle piccole molecole di calo sono esplose in un attimo, a prova che la continuità ancora non è stata trovata: la F è stata avanti 30-19 al 14’, 49-40 al 23’, e ancora 70-65 al 35’. Tante occasioni di chiudere, con successive, sempre, sciocchezze: una forzatura, una dimenticanza difensiva, una arrabbiatura evitabile.

A rileggerla, l’impressione è stata di una squadra che non si è fatta trovare pronta al momento di rivincere una partita che forse era già stata archiviata. E, mentalmente, solo Leunen è riuscito a riattivarsi a differenza di chi, testa e corpo, non ha saputo riaccendersi. Perché, mentalmente, è più semplice svegliarsi per passare dal -11 al +2 che non ri-svegliarsi dopo il +11 e successivo break subito. E il continuare a sbattere la testa contro il muro, specie in attacco, lo dimostra: cambiato lo spartito, la Fortitudo non ha saputo adattarsi, incredula che la chiave non riuscisse più ad aprire la porta.

Eccola qui, quindi, la prima sconfitta in campionato: certo, se se ne perderanno ancora una su dieci, è un contratto da firmare col sangue. Ma intanto, che si mediti su quanto successo per capire quanto c’è di casuale e, o, di strutturale, sapendo che per la riscossa si dovranno aspettare non 7, ma 9 giorni.

In ginocchio da te - Leunen non ha fatto nulla o quasi di diverso rispetto alle vittorie, e Mancinelli i primi segnali di vita li ha dati. Non sono bastati, però.

Non son degno di te - Fantinelli e Venuto finiti nella rete di Green come pollastri, e la frettolosità di altri veterani. Ma, Leunen a parte, simul stabunt, simul cadent.

(foto Valentino Orsini - Fortitudo)

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
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