Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Di cose positive dopo ieri sera per la Virtus di certo ce ne sono. La vittoria, per prima cosa, che alla fine è l’unica cosa che conta. E come ha detto di recente Luca Dalmonte quando si vince si deve essere felici.
La difesa, con la quale i bianconeri hanno scavato il solco con cui hanno condotto praticamente tutta la partita, sempre di 8-10 punti.
Però, e qui veniamo alla parte vuota del bicchiere, ancora una volta la Segafredo non è stata in grado di chiudere la partita, un po’ per le pessime percentuali al tiro (4/21 da tre), un po’ per le troppe perse (17), un po’ perché qualche giocatore - Teodosic su tutti - è apparso svagato. E anche perchè ci sono stati quintetti inusuali - ancora con Hunter da quattro - e rotazioni che dall’esterno sono difficili da comprendere. Ad esempio Adams, che nel primo tempo era stato il migliore, nella ripresa non ha giocato e ha chiuso con più punti segnati che minuti giocati.
E dato che a giocare col fuoco ci si può bruciare, è arrivata la rimonta di Pesaro, tornata dal -13 al +3 a tre minuti dalla fine, mentre i bianconeri segnavano appena 4 punti nei primi 7’ dell’ultimo quarto. Poi è tornato in campo il quintetto migliore - con i quattro piccoli - e c’è stato il cinismo delle grandi squadre, che non sempre si era visto quest’anno: hanno segnato Teodosic, Gamble e Markovic e in un attimo la partita è finita.


Insomma, una Virtus vincente, ma che fa e disfa. E ancora una volta con il problema di chiudere partite già vinte, al netto della grinta e della voglia di un avversario tenace ed encomiabile come Pesaro. Di certo la testa era già a Badalona, e questo è comprensibile. Ma per vincere contro la Joventut servirà la miglior versione della Segafredo, e anche che la concentrazione non cali mai.

(Foto SilviaFassi / Ciamillo /Legabasket)
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