Basterebbe un solo dato, per andare a valutare il 2015 della Fortitudo: a dicembre, l’entità biancoblu è in una condizione migliore rispetto a quello che era lo stato delle cose in gennaio, e si deve risalire forse al Triassico per ritrovare un simile precedente. Promossa sul campo e quindi risalita dalla quarta serie alla seconda, in virtù anche della ristrutturazione dei campionati, e ora in linea di galleggiamento per entrare nei playoff e provare ad essere la mina vagante, come si suol dire, in mezzo a corazzate più fornite che hanno puntato fin da subito alla promozione.

Il 2015 fortitudino nasce con le problematiche agonistiche mai risolte, se vogliamo, dal giorno della ricostruzione: squadra che non riesce ad ottenere continuità e risultati, e i problemi estivi (costruzioni di roster arrivate sempre in modo rocambolesco) che non permettono immediati successi. Modifiche nello staff dirigenziale, e immediati rumors di mercato forse anche eccessivi rispetto alle necessità, mandano in tilt la squadra, che rallenta il passo dando quindi via libera a chi, chissà, aveva iniziato con la tachipirina prima ancora di provare la febbre. Arrivano due innesti di lusso (Carraretto, fermo dopo il previsto tracollo bocciano di Forlì, e Italiano in uscita da Piacenza), salta il poco inserito Grilli, ma soprattutto salta – e per tanti motivi non poteva essere altrimenti – Claudio Vandoni. La rivoluzione avviene quando si decide non per un nome di categoria, ma per qualcuno che le latitudini di B2 le aveva viste solo, chissà, spulciando ogni tanto i risultati su internet: Matteo Boniciolli, nome che per forza di cose fa catalizzare l’attenzione dei media maggiori. Ma non solo: salta in modo non del tutto amichevole il presidente Dante Anconetani, in una curiosa situazione per cui il nuovo Massimo Mota viene annunciato quasi senza avvertire il vecchio. L’ex numero 13 degli anni ’70 comunica che la cosa non è il massimo, poi tutto passa in cavalleria.

Boniciolli ci mette un po’ prima di capire dove è finito, scopre che il livello non è amatoriale (il refrain è non capisco come mai questo nostro avversario non giochi in serie A, spesso e volentieri), ma dopo aver perso una partita quasi come errore di gioventù prende il largo. Con i nuovi innesti, con il tentativo di riesumare il quasi esautorato Gennaro Sorrentino, con la scoperta che il giovane Leonardo Candi non merita di essere solo il portaborracce. Non si perde più, si diventa specie in casa un rullo compressore difensivo, e i playoff sono una sinfonia di vittorie fino all’apoteosi della finale. Che è una serie pazzesca di incroci col passato: a Forlì (tu quoque), contro Siena. Non c’è gara, invasione festosa di campo, felicità per tutti.

La buona notizia poi è che la squadra per la A2 sembra fatta già 24 ore dopo lo spumante: confermati quasi tutti tranne in tre, ovvero i poco integrati con il nuovo sistema Samoggia e Valentini (resteranno in categoria, uno ad Orzinuovi e l’altro a Firenze) e il ritirato Lamma. I due stranieri vengono scelti con rapidità, andando dall’esterno Flowers e dal lungo Daniel. Il bubbone, però, scoppia quando c’è da andare a scegliere l’ultimo uomo della rotazione, se vogliamo, o comunque l’unico italiano da prendere sul mercato. Boniciolli punta su Federico Lestini, ignorando – o forse sottovalutando – i precedenti del giocatore con la tifoseria. Ne nasce un caso, con tanto di improvvisata conferenza stampa ai Giardini Margherita dove ben pochi fanno bella figura, Lestini compreso. I gruppi di tifosi si dividono tra chi non lo vogliamo ma decida la società e chi decida la società ma non lo vogliamo: alla fine si rinuncia, virando sull’ex Francesco Quaglia, forse di meno pedigree ma di certo anche meno controverso.

L’estate passa poi tranquilla, ma essendo Fortitudo non ci si può rilassare: Sharon Drucker legge che la Fortitudo è tornata, ricorda di avere qualche credito con la vecchia proprietà (quella fallita, per intenderci) e chiede giustizia. Ne nasce un caso di caos burocratico, con tesseramenti bloccati – non si capisce nemmeno quali, probabilmente solo Flowers perchè viene da campionato estero – e polemiche a non finire. Si chiede e si ottiene il rinvio della prima di campionato in attesa del responso, perché ai piani alti non è che decidono da una parte o dall’altra: semplicemente, non decidono. Poi, proprio alla vigilia di una conferenza fuoco e fiamme dell'avvocato Grassani, viene data ragione all’attuale Fortitudo, e si può iniziare a giocare senza ulteriori intoppi e con quota abbonamenti che, malgrado l'impennata dei prezzi, scollina facilmente quota tremila.

Con impatto non immediato, perché tra le prime due casalinghe giocate per forza di sanzione FIP a Rimini e l’infortunio di Daniel arriva qualche sconfitta. Però la squadra tiene botta, anche quando il rientro del centro coincide, sfortunatamente, con il crac (non gettonabile) di Flowers. Per la prima vittoria esterna si deve aspettare la vigilia di Natale, ma la classifica non è di quelle che faccia incazzare, detto come va detto.

Qualcosa di diverso gira attorno alla questione societaria, perché dopo l’inizio del campionato saluta – tutto previsto, si dice – Massimo Mota, lasciando l’interim a Gianluca Muratori. La proprietà non pare voler vendere, ma l’argomento non viene mai del tutto archiviato: se a inizio 2015 si parlava di due cordate, nel corso dell’anno una delle due (quella legata al principe belga De Ligne) sparisce dalle cronache, mentre quella che fa capo a Gerardo Cuomo si fa sempre più esplicita, con tanto di interviste autunnali dove si parla di milionate pronte ad essere investite nella Fortitudo. Il nome Cuomo divide la piazza – basta andare su google e ognuno potrà farsi la propria idea – mentre l’attuale proprietà continua a negare qualsiasi trattativa, e a sorpresa prende in gestione il PalaSavena di San Lazzaro, impegnandosi a versare 250mila euro entro il 31 dicembre. Su Cuomo escono battibecchi anche sui social tra i protagonisti, ma si arriva a fine anno senza nulla di concreto. Poi sappiamo che Bologna è una città dove i portici rendono tormenta qualsiasi spiffero: quel che sarà, citando Bob Dylan, ce lo porterà il vento del 2016.

IL 2015 DELLA VIRTUS
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE