Dan Peterson compie 80 anni. L’ex coach di Virtus e Milano - che domenica allenerà all’All Star Game è stato intervistato da Alessandro Gallo sul Resto del Carlino.

Ecco le sue parole:
Peterson, possiamo fare gli auguri a un grande coach? «Okay, possiamo. Ma festeggio domani».

Festicciola tra pochi amici? «No. Sto andando a Trento. C'è l'All Star Game. Mi hanno chiamato come allenatore. Ci sono Menetti e Buscaglia. Io sto con Menetti. Dall'altra parte c'è Valerio Bianchini. Mia moglie un po' s'è arrabbiata».

Come l'ha convinta? «Le ho promesso che il 7 dicembre 2017 ci risposeremo. La prima volta lo abbiamo fatto il 7 dicembre del 1997 in casa di McAdoo. L'idea del matrimonio bis le è piaciuta. Così fino a quel dicembre mi concede tutto. Dopo pagherò pegno».

Lei sbarca a Bologna nel 1973. Oggi a Bologna allena Giorgio Valli, suo assistente all'Olimpia nel 2011. La Virtus naviga nei bassifondi. «Vero. La Virtus sente l'acqua bollente fino alle ginocchia. Ma Giorgio è una garanzia. E' serio, preparato. Ha ottenuto due promozioni. Questo significa che ha carattere e sa come affrontare queste situazioni. E' un campionato durissimo, ma ho fiducia».

Bologna, la prima casa italiana. «Ho avuto grande fortuna. L'esperienza da allenatore in Cile mi ha aperto la mente per affrontare una cultura diversa da quella degli Stati Uniti. Bologna mi ha trasformato. Ero un dilettante: sono diventato un professionista. Grazie all'avvocato Porelli. Ogni giorno con lui era come un anno all'università. E Bologna ha una grande università. Però Porelli mi ha cambiato. Con il suo linguaggio diretto, da avvocato. Una volta mi diede una lezione a causa di un giornale del vostro gruppo (il Resto del Carlino, ndr).

Che accadde? «Era un'intervista. Porelli dopo averla letta mi convocò in sede. Dan, tu hai detto questo? Orgogliosamente dissi sì. Bene, fu la sua risposta: hai sbagliato. Gli dissi, avvocato queste cose le ha dette Rubini. Mi fece a fette con semplicità: tu non sei Rubini».

L'avrebbe poi lasciata andare a Milano. «Dove sono arrivato professionista, grazie alla Virtus».

I più grandi giocatori che ha allenato? «Italiani: D'Antoni, Meneghin, Premier, Bertolotti e Caglieris». Americani? «McAdoo, Carr, Carroll, Schoene, Driscoll e Gianelli».

Prima obiezione: Tom McMillen? «Vero. Ho dimenticato Tom. Ho solo dimenticato 31 punti e 17 rimbalzi a partita. L'ho visto di recente. Mi ha detto che se non si fosse stancato per i continui viaggi tra Bologna e Oxford, dove studiava, avrebbe fatto meglio. Quando l'ha spiegato davanti a Serafini, Bonamico, Albonico e Tommasini, tutti suoi ex compagni, sono impazziti».

Seconda obiezione: Villalta. Lei lo trasformò da pivot in ala forte. «Vero. Gli feci passare un anno di merda, se così si può dire. Poi è esploso».

Ma perché non ha mai allenato la Nazionale? «Per dieci minuti sono stato il ct azzurro».

Prego? «E' il 1987. Sono negli States. Mi chiama Max Ceccotti della Fip. Mi dice: Dan, ti vogliamo come ct. Rispondo: bene sono pronto».

Poi? «Mi dice che mi offre 180 milioni di lire. Non tanti. Ma dico sì».

E allora? «Lui continua: coach, 180 milioni ma devi rinunciare a tutte le altre attività».

Quindi? «Volevano Gamba, ma prima volevano che io dicessi no. Così erano più tranquilli».
Adesso ci sarà Messina. «Magari sarà ancora arrabbiato. Gli ho portato via un anno da head coach».

In che senso? «Fine anni Ottanta, sono general manager alla Virtus. Ettore era stato il vice di Bucci, Gamba, Cosic. Porelli mi chiede se Messina è pronto per fare il capo. Ettore è pronto, ma ho paura di bruciarlo. Così arriva Bob Hill. L'anno dopo Bob se ne va: normale affidare la panchina a Ettore. Un grandissimo. Ma gli ho portato via un anno».

Bologna e Milano: domani festeggia alla bolognese o alla meneghina? «Calo il tris: tortellini in brodo, risotto alla milanese. E cipolle fritte. Qualcosa di americano, dentro, anche se sono qua da 43 anni, mi è rimasto».

(foto Virtuspedia)

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