Giacomo Zatti, play della Fortitudo che nel 1987-88 vinse 11 partite di fila prima di ottenere poi la promozione in A1, è stato sentito da Damiano Montanari di Stadio. Un estratto dell’intervista.

Questa squadra può battere quel record e me lo auguro. Sono partiti bene, con un bel 6-0 tennistico. Ho visto di persona le gare a Verona e con Imola, approfittando di un mio viaggio in Italia. La squadra gioca bene e vince trovando sempre protagonisti diversi.
Il nostro segreto? Avevamo tutti una gran voglia di rivincita dopo la retrocessione nella stagione precedente. La società decise di cambiare assetto, affidando la panchina a Di Vincenzo, promuovendo me come play titolare, tesserando Albertazzi che era stato il miglior giocatore in Serie A l'anno precedente e prendendo due lunghi americani come Wallace Bryant e Bill Garnett, gente che aveva giocato da professionista in NBA.
Cosa ricordo di più? L’aatmosfera che si era creata in città prima del derby-playoff. Sembrava di essere dentro a un film. Andammo in ritiro a Tirrenia per prepararci a una serie che avremmo affrontato come una finale scudetto. In palestra sembravamo posseduti. Nelle due gare mettemmo sul parquet un'energia pazzesca. Fu uno dei momenti di maggiore godimento della mia esperienza in Fortitudo.
Quest’anno gli americani sono forti, e questo è un punto in comune con quella Yoga. Anche se allora gli americani che arrivavano in A2 erano, in generale, di livello superiore rispetto a quelli che ci sono adesso.
Fantinelli? Mi sembra un ottimo atleta, alto, forte e bravo a tenere la squadra sotto controllo. Ha lo spirito giusto e lavora tanto e bene in difesa, potendo marcare avversari con ruoli diversi, grazie alla sua stazza. Ai miei tempi si giocava molto più vicino al canestro, tendendo a dare molto la palla ai pivot. Oggi il basket è più "aperto" e l'area è meno intasata: forse oggi mi sarei divertito di più.”

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91