E’ una piccola eroica Fortitudo, quella che fa saltare subito il fattore campo a Forlì, mettendo la serie sull’1-0 e portando l’inerzia della finale dalla sua parte. In terra di Romagna, davanti ad uno degli arbitraggi più casalinghi che la storia ricordi, Bologna riesce a tenere la testa a posto, lucrando al massimo gli 8 punti presi nelle prime curve del match, e non servono tre tecnici, oltre ad altre nefandezze arbitrali, a riportare Forlì in partita. Si rigiocherà
mercoledì, ma intanto la prima, in qualche modo, è andata.

In un PalaFiera più rumoroso che pieno, a metter le prime firme sulla partita sono i tiratori biancoblu, con in particolare Malaventura a continuar la bella storia d’amore con le triple che continua da San Severo. Forlì, subito a zona dietro, davanti cerca di sopperir l’assenza di regia facendo portar palla, in alternanza, praticamente ad ogni giocatore, con manovra che ne risente e primo punto, dopo 150 secondi, che arriva con tabellone bolognese già a quota 8. Trovatasi con gli avversari a mettere il naso nel match con sei filati, Bologna fatica ad andare dentro, anche perché Cittadini non riesce a metter palla a terra che arrivano i passi, e perché qualche fischiata sulfurea in attacco castra gli schemi. Serve restar lontani, dall’amico arco, per mantenere qualche punto di vantaggio, in contemporanea all’ingresso in campo degli scalcinati Forray e Micevic: si perdono palloni su palloni, perché ogni servizio in area diventa saponetta per chi prova a riceverlo (enigmatico 2/2 da due punti al 10’, in entrambi i casi su contropiede), ma 19-13 Fortitudo alla minisosta.

Dalla panca esce un ispirato Genovese, che fa subito tripla e buon lavoro di tagliafuori, anche se sono le sue mani a ciccare il più undici. Forray prova ad entrare in partita, mentre Muro battibecca con gli arbitri (più a torto che a ragione, in verità) e la partita perde un po’ di smalto. Eppure Bologna potrebbe provare a correre, quando
Malaventura fa 30-20 e Forlì perde immediatamente la boccia successiva: qui arriva una rimessa data erroneamente alla Romagna, e la voglia di dar tecnico è tanta che basta un allargar le braccia di Finelli per far sventolare la T. Si scalda il palazzo, Forlì rientra a -5, Genovese è sfortunato nel tiro successivo, ma sono ancora i grigi a far la partita,
incredibilmente: altro tecnico a Lamma, per – presunto – cagnottaggio difensivo a 2” dalla fine, e tutto il costrutto dei primi 20’ viene scaraventato ignobilmente via. 32-28, intanto, recriminando.

Non serve il riposo, per far capire a Ranaudo e Bartoli che la partita dovrebbero giocarla i corpaccioni dei giocatori e non loro: prima azione, e un possibile 2+1 di Cittadini (con ferita al sopracciglio) diventa l’ennesimo passi. Forlì fatica ad approfittarne, ma nemmeno Bologna, tra una tuonata e l’altra, riesce a dare lo strappo buono. Sorrentino fa 39-31, quasi un gol nel deserto offensivo di una partita trasformatasi in football australiano. Ci sarebbe di che
tremare, quando Forlì per due volte sbaglia la possibilità del -3, e in un amen arriva la sberla bolognese: ciuf da 3 Gigena, ciuf da 3 Malaventura, e le sei lunghezze diventano 12. Se anche non si riesce a mettere palla in area, poco conta, pare, anche se il 49-37 viene aggiornato, per via di qualche errore di troppo, ad un 49-41 al 30’.

Un po’ la voglia di riscatto di Forlì, un po’ le ennesime romagnolate arbitrali, con altro tecnico contro
Cittadini e quinto fallo, e la partita si riapre: i locali fanno -5, sbagliando poi il -2 mentre la panchina bolognese quasi cerca di consolare il proprio centro, uscito sconcertato dalla pugna. Ma, ancora una volta, gol sbagliato gol preso, con un 6-2 bolognese siglato da Lamma e Quaglia a far 55-46. Però, senza Cittadini, a rimbalzo si soffre, e Forlì ha svariate occasioni per rientrare ad un possesso di svantaggio. Diventa così un gol importante, quello di Gigena a 4’ dalla fine che rimette 9 punti tra le due squadre: serve che nelle ultime curve esce Lamma, con liberi e recuperi, per portarla a casa. Alla prossima.

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92