Il Presidente della Lega Basket Serie A Umberto Gandini ha partecipato all’evento “Meet The Best 2022 – Costruire il futuro”, tenutosi a Tortona, parlando di vari temi, tra cui il ritorno del 100% di capienza nei palazzetti:

“L’obiettivo primario è quello di riportare le persone nei palasport. Come pallacanestro italiana abbiamo fatto ricerche e studi di mercato durante gli anni della pandemia e abbiamo verificato come i valori che stanno alla base del basket c’è il desiderio di stare insieme, vivere un’esperienza che può essere momento di aggregazione. E questo devono esserlo i nostri palazzetti. Riportare le persone alle partite dal vivo vuol dire anche riportare attenzione sul movimento, che comunque cresce e che viene trainato come sempre dalla Nazionale che ha ben figurato in questi Europei. Bisogna quindi incanalarci in questo momento di attenzione sul basket per tornare ad essere rilevanti, perché quello che la pallacanestro italiana ha avuto nel passato è essere rilevanti, una lega di riferimento e non di passaggio. Questo è un lavoro principalmente delle società ma anche del sistema pallacanestro sul quale la Lega assieme alle società deve lavorare”.

Si è anche sottolineato il tema su cosa può fare la Lega riguardo gli impianti: “Il processo che abbiamo portato avanti quest’anno con la creazione delle licenze, che contengono criteri infrastrutturali, organizzativi, gestionali e finanziari da osservare per competere nel campionato professionistico, significa avere attenzione verso i nostri clienti, tifosi, giocatori, staff e dirigenti, per far sì che il sistema sia capace al meglio di gestire il prodotto. Questo anche per stabilire che il passaggio dal dilettantismo della A2 al professionismo della Serie A non può essere lasciato solo al risultato del campo. Parlando di infrastrutture c’è un obbligo di capienza per i palasport della Serie A ma più di tanto non possiamo imporre o spingerci oltre perché gli inmpianti sono o di proprietà comunale o gestiti da società professionistiche e non è possibile fare grossi cambiamenti. Noi Lega siamo titolari solodell’organizzazione del campionato ma sono le sedici società ad essere proprietarie della loro partita, della sicurezza negli impianti e quant’altro. Tortona è un esempio virtuoso, così come Cantù, Brindisi, Milano (con una nuova arena per le Olimpiadi del 2026) ed altre realtà ma è un dato di fatto che il nostro impianto più capiente è il Mediolanum Forum che ha quasi trent’anni. Quello che stiamo cercando di fare è un po’ migliorare il linguaggio della Lega, cercare di riportare la gente all’interno dei palazzi, aiutare le società nell’ottica di offrire qualcosa in più oltre lo spettacolo del campo per fare in modo che la gente vi torni. Allo stesso tempo dobbiamo ampliare i confini di chi oggi segue la pallacanestro, seguendo i gusti del pubblico. E noi dobbiamo farlo su tutti i livelli”.

Gandini ha anche parlato delle azioni da approntare per essere adeguati al diverso livello delle squadre: “Il potere di attrazione lo hanno certo le grandi ma il fatto di trovarsi a giocare nello stesso campionato di due corazzate quali sono oggi EA7 Emporio Armani Milano e Virtus Segafredo Bologna è uno stimolo per le altre realtà: Derthona ne è un esempio, arrivando in Serie A lo scorso anno non giocando solo per la salvezza ma per essere competitivi. Oltre alla disponibilità di budget che aiuta, c’è la creatività di squadre con meno risorse ma che vincono le partite in campionato contro le grandi. Io gestisco un campionato di 16 società che sono tutte uguali ma tutte hanno esigenze e necessità diverse. L’interesse della stragrande maggioranza delle società è il campionato domestico che gli dà più risorse giocando una partita a settimana. Dall’altra parte, avere due squadre in Eurolega raddoppia le problematiche di gestione perché è evidente che chi è in quella competizione gioca il doppio delle partite, ha necessità di adattare i calendari nazionali e internazionali, così come tutti gli altri club che giocano nelle coppe europee. L’obiettivo è quello di avere il più possibile una piattaforma comune dove ci sia la consapevolezza di tutti e 16 i club che il bene comune è il campionato italiano e per esso bisogna fare dei sacrifici, dato che permette la qualificazione a queste coppe”.

Il Presidente ha poi parlato delle diatribe tra Eurolega e FIBA sui calendari: “L’esperienza nel calcio mi ha portato per tantissimi anni ad occuparmi di calendari internazionali, gestito dalla FIFA, in cui per 44 settimane all’anno bisognava inserire tutte le competizioni. Nella pallacanestro, il numero delle competizioni è maggiore perché c’è un’entità governing body, la FIBA, e c’è un’organizzazione privata che ha il legittimo diritto di organizzarsi le sue competizioni. La comunicabilità fra le due istituzioni non è stata il massimo negli ultimi anni ma non si può far altro che lavorare insieme e dialogare. Da presidente di una lega domestica ho necessità di salvaguardare i weekend, che servono per fare la competizione. Per il resto ho il 50% delle squadre che gioca anche in Europa e che in totale disputa un numero di partite differenti. Uno dei temi che sarà sul tavolo al più presto è il fatto che devono parlarsi, tenendo insieme le esigenze di tutte le parti correlate perché lavorare in isolamento non è sicuramente la ricetta”.

Un altro punto trattato è stato il paragone con il calcio: “Per arrivare ai ricavi del calcio serve un percorso lungo, che passa dagli impianti e dalla volontà del Paese di investire nello sport. Nel basket, certi interventi sono stati fatti principalmente perché sono cambiati delle leggi sulla sicurezza e quindi gli adeguamenti sono stati fatti per avere delle capienze diverse in base alla necessità che l’autorità ti imponeva per avere un determinato numero di spettatori, non certo per arrivare ad offrire un’esperienza migliore. Già adesso il sistema delle licenze deriva da un’esperienza calcistica, quando per giocare le coppe europee e il campionato italiano dovevi avere una licenza da professionista: da quest’anno tutte e 16 le squadre hanno ricevuto una licenza dalla FIP e l’esempio è stato talmente virtuoso da esser stato ripreso da Serie A2 e Lega Femminile, ovviamente con i dovuti aggiustamenti. La LBA ha più o meno le stesse tematiche della Lega Calcio, ci sono molte similitudini”.

Il presidente ha anche parlato della nuovi contratti televisivi: “Come ha detto Marshall Glickman (nuovo CEO di Euroleague), bisogna pensare a un nuovo modo di sfruttare il contenuto audiovisivo, il pubblico si aspetta cose diverse rispetto a quello che abbiamo avuto. Evidentemente è una questione generazionale e di sviluppo tecnologico. Noi siamo riusciti a crescere, arrivando a raddoppiare il valore dei nostri diritti. Lo abbiamo fatto grazie alla competizione che si è creata nel settore dei diritti streaming, quello che ormai è diventata un’abitudine quotidiana e che prima erano solo delle piattaforme emergenti. Essendo uno sport professionistico noi siamo comunque soggetti alle regole del decreto Melandri e a una gestione centralizzata dei diritti, facendolo attraverso un bando e quindi dobbiamo lavorare su termini di grande trasparenza ed economici/numerici. Questo ci ha portato alla cessione dei diritti al gruppo ELEVEN, una piattaforma streaming che esiste in Italia e in Europa da qualche anno. Ieri è stato ufficializzato un accordo tra il gruppo ELEVEN (che ha acquistato tutti i diritti a pagamento) e il gruppo Warner Bros. Discovery che ha acquisito i diritti per trasmettere su Eurosport due partite per turno, oltre a Supercoppa, Final Eight e Playoff. Continuerà quindi la tradizione di una partita al sabato ed una la domenica su Eurosport, all’interno del bouquet Sky, TimVision, Amazon e DAZN. In merito alla visibilità in chiaro, il mercato ci ha detto che determinate emittenti non sono interessate al nostro prodotto perché porta dei ricavi e dei numeri che non sono evidentemente sufficienti. Abbiamo comunque trovato un accordo – che annunceremo lunedì – con un’emittente in chiaro che si dedicherà seriamente alla promozione della pallacanestro. Avrà anche un passaggio su una rete che è sui primi nove tasti del telecomando. Evidentemente servirà un percorso di educazione al tifoso ma sono sicuro che già nel corso del primo anno i numeri ci daranno ragione”.

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