In vista della sfida di domenica tra Varese e Fortitudo, il doppio ex Gek Galanda è stato intervistato da Damiano Montanari su Stadio.

La chiave della partita sarà il gioco vicino a canestro. A prescindere dalle percentuali di tiro, conterà soprattutto il controllo dei rimbalzi, a cui contribuiranno anche gli esterni delle due squadre.

Stupito dell'inizio di stagione della Effe? No. Credo che la vittoria con Venezia sia stata figlia del successo e delle certezze consolidate all'esordio a Pesaro. Dal canto loro, i campioni d'Italia ci hanno abituato in questo di inizio stagione a quegli svarioni che pensavo fossero stati superati dopo gli ultimi, eccellenti playoff.

Quanto vale oggi Varese? E' uno dei grandi quesiti di quest'anno. Ha iniziato non giocando contro una Sassari comunque lanciata, poi ha dominato Trieste. La Fortitudo ha conso- lidato il proprio entusiasmo e le proprie certezze. Quella di domenica sarà una bella partita.

L'ultima gara in A tra Varese e Fortitudo si disputò il 21 ottobre 2007, con 24+12 di Galanda. Giocai una buona gara, e dopo qualche tempo il patron biancoblu di allora, Sacrati, cercò di tesserarmi per la Effe. Un giorno ci incontrammo per caso in autogrill. Varese era in difficoltà, tanto che poi retrocesse. Sacrati mi propose di firmare subito un accordo, volendo anche su un tovagliolo. Ma io ho sempre avuto una sola parola e a inizio stagione l'avevo data a Varese. Rimasi là e nell'annata successiva aiutai la squadra a tornare in Serie A.

Bologna ha ritrovato la sua centralità nel mondo del basket? In realtà non l'ha mai persa. La Fortitudo è stata super, la Virtus è stata forse aiutata da un percorso più semplice avendo affrontato due candidate alla lotta per non retrocedere come Virtus Roma e Pistoia Per me la Segafredo deve ancora dimostrare la sua forza.

(foto Valentino Orsini)

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