Gek Galanda, doppio ex, ha raccontato al Tirreno la sua esperienza alla Fortitudo. Un estratto dell’intervista.

“ «E' un mondo profondamente passionale che si basa sull'amore sviscerato per l'Aquila scudata. Ne ho parlato ultimamente con Lodo Guenzi, il frontman de "Lo Stato Sociale" che mi ha detto una cosa che ho sentito dire a tanti a Bologna: mio padre mi ha detto che bisogna essere fortitudini, perché non bisogna tenere per quelli che vincono ma devi un po' soffrire. E quando vinci dopo aver sofferto, godi di più.
Ha vinto poco anche per una serie di scelte scellerate di azzardi ma è un ambiente con una passione unica, il pubblico della Fortitudo è unico, mantiene la sua identità a prescindere dalla categoria e dai risultati.
Anche quello scudetto l'abbiamo vinto nella maniera più difficile possibile. Da dominatori, abbiamo perso gara 1 della finale in casa e abbiamo vinto lo scudetto in trasferta a Treviso. Più che l'impresa in campo, ricordo la gente che si aspettava al ritorno a Bologna. Era tardissimo e dopo mezz'ora di baldoria, andammo tutti a letto sfiniti. Tutti sanno dov'erano in quel momento, cosa facevano come si fa nei momenti storici. Vivere a Bologna in quegli anni della lotta tra le due potenze dei canestri, era particolare: se uno per strada ti salutava era fortitudino, se ti ignorava era virtussino. A Bologna tutti si schierano, non è possibile rimanere neutrali”

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