Non andò a Sanremo, Sammy Barbot, ma è evidente che la sua Aria di casa mia potrebbe essere tranquillamente utilizzata per spiegare la Fortitudo di ieri che, a parte un fin troppo esagerato rallentamento finale, ha gestito la partita contro Roma ignorando la pressione del dover, nuovamente, aggiustare in casa quanto (non) fatto lontano dal Paladozza, dove evidentemente si va dalla Nostalgia canaglia dei Reali d’Italia, ovvero Al Bano e Romina, o al Che sarà dei Ricchi e Poveri non ancora, all’epoca, separatisi. Serata di canestri larghissimi, con Aradori e Robertson a ventellare in un rapporto di coppia che nemmeno Fiorello e Amadeus (ok, ora basta Festival), restando quindi nella pancia della classifica e garantendosi – se qualcuno aveva dei dubbi – che la lotta per la retrocessione, anche in caso di rimonte della coda, non sarà argomento di discussione.

Poi è normale che ci possano essere ancora quesiti irrisolti: la prima linea difensiva lascia passare troppo (Sims non ha tanto chiuso, là sotto, ma pareva un vigile solitario in mezzo ad un traffico eccessivo) e qualche svarione rimane, come dimostrano i 34 cesti da 2 concessi (65% la percentuale, rivedibile). Però, dato che di solito i dietro la lavagna vengono messi in evidenza nei giorni delle sconfitte, almeno la volta che si vince si guardi al bicchiere mezzo pieno: si è vinto, si è dato anche un po’ di pathos – e non sto a dirvi che era una canzone di trecento anni fa di Silvia Salemi, altrimenti bloccate il sito – e ora si vada a giocare la Coppa Italia con leggerezza. Magari pensando che si è a solo 120 minuti da un trofeo, chissà.


Grande, grande, grande - Martino nel prepartita aveva sottinteso, parlando di Dellosto, che Aradori se non è insostituibile poco ci manca: nel girone di ritorno viaggia a quasi 35’ di media, ma se sfiora trentelli come ieri, allora bene tutto. Come bene anche un ritrovato, almeno come continuità, Robertson.

Parole, parole, parole - Rimane il desolante buco nero di Stipcevic, ieri -14 di plus/minus in 10’ scarsi di gioco. C’è bisogno di un terapista, più che altro, dato che il ragazzo ormai non sa più da che parte sbattere la testa.


(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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