C’è una frase di Matteo Boniciolli, detta a fine gara domenica, che spiega abbastanza bene quello che è oggi come oggi il mondo Fortitudo. Più o meno, “c’è differenza tra quello che siamo e il nome che portiamo”. Tradotto: saremo anche la Fortitudo, saremo anche squadra con tanto di quel pubblico che mezza serie A ci invidia, ma sul campo non siamo da primato. Ci può stare, ricordando come buona parte del roster lo scorso anno fosse in quarta serie, e che quindi nessuno ha mai pensato di poter affrontare la seconda con lo spirito del killer. Per cui, specie a inizio stagione, ci possono stare sia le vittorie impreviste che quelle sfuggite al 40’, o anche le imbarcate come quelle triestine. Domenica che peraltro è stata poi motivo di simpatici sberleffi, dato che in campo alla fine, per Trieste, è andato anche Pietro Boniciolli, figlio di Matteo: su FB Andrea Pecile ha pubblicato una letterina in dialetto triestino scritta proprio da Pietro a suo padre.

Il problema è capire cosa aspettarsi da questa squadra, giovane ma non giovanissima, e non così poco avvezza alla A2 come magari si potrebbe pensare. E valutare il livello della truppa in questa nuova categoria è complicato, appunto perché non si parla di antica Gold e di antica Silver (A2 e B1, come volete voi) ma di un calderone dove c’è di tutto. L’idea è che non si retroceda nemmeno ad impegnarsi, e che la strada verso l’imbuto-promozione sia talmente lunga e in salita che sicuramente, al primo tentativo, ci si possa accontentare di star nelle retrovie e magari prendere appunti per l’anno prossimo. Senza pressioni, ecco, e senza paura: la Fortitudo di Vandiver – sempre sia lodato il suo infortunio, visto chi arrivò dopo – si salvò all’ultima curva. La Fortitudo di Vrankovic era un’altra cosa. Ecco, basterebbe avere una Fortitudo di Daniel che faccia bene, che renda felice una platea che non ha ambizioni di scudetto nel giro di poche settimane, e si vedrà.

Perché ormai da anni, troppi anni, in Fortitudo si naviga a vista, si lavora più per il presente che altro, e sapere oggi dove si sarà domani non è dato. Chiaro, se Roma non fu costruita in un giorno figurarsi ricostruire la Effe dopo i recenti disastri. Ma ci si ricordi sempre di una cosa: nessuno chiede la promozione, certo. Però che si vada in campo con la voglia di dare il 101%, amen. In attesa di capire cosa sia Daniel (pesante, per lui, l’eredità di Radic) e nella speranza che Montano, motorino offensivo della passata stagione, torni ad essere giocatore e non spettatore. A ranghi completi, si potrà capire meglio dove si sono sopravvalutati (o mal valutati) eventuali soggetti di poco rendimento.

Legnano, quindi, nel giorno del ritorno in Azzarita. Città che – almeno allo scrivente – ricorda i famosi Frogs dei tempi in cui il football americano italico impazzava, e che come basket solo in questi ultimi anni ha ottenuto i proprio vertici. A poco dal cinquantennale, la società che da qualche anno si è ribattezzata Knights ha ottenuto nel 2014 la promozione in Silver (B1), facile salvezza lo scorso anno e quindi, con la ridefinizione dei campionati, la seconda categoria. Ruolino immacolato al contrario (2 perse in casa e 2 vinte fuori), la squadra allenata da Mattia Ferrari – visto anche come assistente in Virtus qualche anno fa – ha nell’antico nemico fortitudino Frassineti il miglior punteruolo (19), e coppia americani a far da asse guardia-centro Raivio-Pacher. Curiosamente, con l’esterno a fare non solo più punti (19 contro 15, e ci sta) rispetto al lungo, ma anche più rimbalzi (9 a 8).

Si gioca domenica alle 20. Al Paladozza (lasciamo quindi Cesare Cremonini cantare in pace nell’oltre Reno). E, a proposito: due gare pseudocasalinghe giocate a Rimini, di mercoledì e di sabato. Le prime due al Paladozza una alle 20 e una all’ora dell’ammazzacaffè, tra due settimane con Treviso. Quando si potrà tornare al canonico domenica ore 18 saremo tutti felici.

LAMMA: SIAMO UNA NEOPROMOSSA CHE HA GIOCATO QUATTRO PARTITE FUORI CASA, CI VUOLE PAZIENZA
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE